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Soc. Agricola La Sonnina

Ortofrutta e progetti di inclusività sociale con protagonista il topinambur

Si può lavorare in ambito ortofrutta e gestire, coadiuvare e incentivare progetti di recupero e di inclusività sociale? La risposta è sì. “In passato - afferma Giancarlo Amitrano, responsabile acquisti ortofrutta di Cedigros - durante un’esperienza professionale in Finiper ho avuto la possibilità di conoscere, visitare e collaborare con la comunità di San Patrignano (Rimini), all’interno della quale la passione visionaria del Cav. Brunelli, e di alcuni altri noti imprenditori italiani, hanno nel tempo costruito un vero e proprio polo produttivo declinato su più settori, dal vino al pane, dall’artigianato all’ortofrutta, etc.  E ancora ricordo come illuminante il tour nelle varie strutture, nonché l’incontro con alcuni degli ospiti della comunità, ospiti che in molti casi, a percorso ultimato, comunque si fermavano al suo interno come collaboratori, lavoranti o sostenitori”.

“Sarà per questo precedente che mi aveva segnato la mente e l’anima che, poco tempo fa, leggendo e archiviando le decine di presentazioni aziendali che ci arrivano quotidianamente con la speranza, o pretesa in alcuni casi, di risolvere le lacune di volumi, qualità, assortimento, che ci affliggono in maniera alquanto pare inspiegabilmente cronica, mi sono soffermato su una in particolare che, pur proponendo un prodotto a scarsa valenza commerciale, almeno al momento, riportava tra le note di praticare percorsi di recupero sociale o di inclusività in collaborazione con l’Usl locale e la diocesi”.

Nello specifico si tratta della Soc. Agricola La Sonnina, cooperativa di Genezzano (Roma) che, tra le varie produzioni, annovera il topinambur, tubero più o meno noto (si direbbe meno che più, guardando i consumi) dal tipico sapore di carciofo, e che si avvale in produzione di personale con sindromi psico-fisiche variamente invalidanti o derivanti da percorsi di recupero post detentivi o post disintossicanti.

“Il progetto commerciale - prosegue Amitrano - mi appassiona sin da subito e prende velocemente forma cavalcando due direzioni principali: la prima, veicolare un prodotto cosiddetto etnico come il topinambur sulla linea del localismo a km zero o quasi, vestendolo del brand “Vicini a te” caratterizzato dall’immagine stilizzata della regione Lazio; la seconda, raccontare brevemente l’impegno sociale della cooperativa per il recupero delle persone meno fortunate come valore aggiunto se non primario, specie se si considera che l’idea produttiva viene dopo quella sociale, proprio a sostegno di quest’ultima”.

E vi posso assicurare che vedere in prima persona soggetti con importanti deficit psichici dedicarsi con passione a dei semplici e magari ripetitivi lavori manuali, immedesimandosi negli stessi al punto da definirsi con appagamento responsabili di quel gesto, fa comprendere l’importanza di poter dare ad ognuno una possibilità di realizzazione personale”.

Certo, rimane in tutto questo lo scoglio della valenza commerciale del topinambur, dovuta in particolare alla scarsa conoscenza della sua versatilità di utilizzo in cucina. “Sicuramente su questo aspetto punteremo nel prossimo futuro utilizzando due metodi classici di divulgazione: inserimento in etichetta di un QR-code con le ricettazioni possibili (chips fritte, farina per gnocchi, purea, saltato in padella, etc) e attività di degustazione in-store”.

Conclude Amitrano: “Per una volta attendiamo con ansia la crescita dei volumi, con la consapevolezza che al loro aumentare troveranno spazio nelle campagne di Genazzano nuove risorse umane bisognose potersi dedicare a qualcosa che non sia solo il lento trascorrere del tempo”.