Grande attesa per il primo Salone del vivaismo a Macfrut (3-5 maggio 2023). Il moderatore del seminario sul kiwi sarà il professor Guglielmo Costa, al quale abbiamo posto alcune domande.
FreshPlaza (FP): Gli assetti varietali sono in continua evoluzione anche nel kiwi. Quali sono oggi le priorità ricercate dai principali programmi di miglioramento genetico a livello internazionale?
Guglielmo Costa (GC): In primo luogo, la tolleranza a PSA, cioè allo Pseudomonas actinidiae o batteriosi del kiwi. PSA è il principale patogeno che ha colpito la specie all’inizio di questo secolo. Nonostante gli accorgimenti e le tecniche di difesa approntate, questa batteriosi è in grado di determinare significativi danni agli impianti.
Poi la moria o kiwifruit decline syndrome. Per questa sindrome, diversi fattori sono sotto osservazione da parte di diversi gruppi di lavoro recentemente costituiti: acqua, livelli di ossigeno nel suolo, cambiamento climatico e sono anche stati presi in considerazione funghi e batteri. Il fenomeno è estremamente complesso, probabilmente determinato da una serie di concause e molti aspetti sono tuttora allo studio. In alcune zone di coltivazione del nostro paese, la moria ha determinato l’estirpazione di diverse centinaia di ettari. Si stanno sperimentando alcuni portinnesti che “si spera” consentano la coltivazione in quei terreni dove è presente la moria. Va però sottolineato che non sono ancora disponibili i risultati delle prove di valutazione che richiedono anni prima di poter esprimere un giudizio finale sulla loro capacità di risolvere il problema... basti pensare a quanto tempo è stato necessario in passato per i portinnesti delle pomacee e delle drupacee.
In terzo luogo, cultivar caratterizzate da una maturazione precoce o tardiva in modo da poter colmare alcuni segmenti di mercato dove si realizzano prezzi interessanti.
Infine il fabbisogno in ore di freddo, soprattutto per le cultivar appartenenti alla specie Actinidia chinensis var chinensis (a polpa gialla, molto apprezzate dal mercato e a polpa rossa, segmento che sta pure crescendo). Il minore fabbisogno in freddo delle varietà appartenenti a questa specie ne consentirebbe una proficua coltivazione anche nelle zone meridionali del nostro paese.
FP: Negli anni si sono affinate / migliorate le tecniche di ottenimento e selezione dei nuovi genotipi. Quali sono oggi le nuove tecnologie a disposizione dei breeder? E quelle future? GC: TEA, tecniche di evoluzione assistita (tecniche di miglioramento genetico basato sul cosiddetto ‘genome editing’ e sulla cisgenesi) consentiranno di ottenere varietà migliorate nuove o simili alle tradizionali, con costi decisamente inferiori a quelli necessari per il breeding usuale.
La cisgenesi è il trasferimento di uno o più geni di un individuo di una determinata specie nel genoma di un individuo della stessa specie o di una specie vicina e interfertile. Nel ‘genome editing’ (basato soprattutto su una serie di protocolli di tecnologia Crisp/Cas9), il DNA è inserito, eliminato, modificato, o rimpiazzato, ma oltre alla modifica, nel genoma non resta traccia dell’operazione, a differenza delle vecchie tecnologie di produzione degli OGM, che lasciavano nel genoma ‘trasformato’ altre sequenze di DNA estraneo (promotore, geni reporter ecc.). Il ‘genome editing’ consente cioè la modifica di singoli geni, annullando caratteri negativi o migliorando caratteri positivi (si tratta di mutazioni che possono avvenire spontaneamente in natura). In Europa, le piante così costituite sono state inizialmente considerate alla stregua degli OGM e non è stata consentita la loro coltivazione; recentemente la posizione dell’Unione europea è mutata ed è possibile che le tecniche di cisgenesi e ‘genome editing’ escano dalla legislazione degli OGM e venga infine ammessa la sperimentazione e la commercializzazione di varietà costituite con queste tecniche.
FP: La quasi totalità dei nuovi ritrovati vegetali è protetta da brevetto. In alcuni casi, come nelle varietà club, la protezione copre l’intera filiera. Quali sono i vantaggi e i limiti di queste nuove forme di programmazione varietale?
GC: I vantaggi di questa forma di programmazione varietale sono potenzialmente diversi: l’’editore’ (così si definisce chi gestisce a club le varietà protette) ha la possibilità di controllare le superfici coltivate per renderle compatibili con il mercato di consumo e avere quindi un migliore controllo della quantità e qualità della frutta commercializzata. Nei Club che funzionano bene, i vantaggi sono anche quelli di poter disporre di un servizio di consulenza per gli associati e di un sistema di ritiro, conservazione/vendita collaudato del prodotto. Se i Club sono poco trasparenti e non hanno i servizi accennati sopra o non li hanno collaudati a sufficienza, i potenziali vantaggi che elencavo prima non si verificano, anzi...
FP: Molto spesso le nuove varietà vengono licenziate e diffuse senza sperimentazioni / valutazioni da parte di soggetti terzi, indipendenti e super partes, con inevitabili rischi di insuccesso che ricadranno prima di tutto sui produttori. Come si potrebbe migliorare questa situazione?
GC: Le varietà che sono state licenziate da istituzioni di ricerca estere o italiane hanno avuto un “lungo” periodo di osservazioni e sono anche nate da collaborazioni fra Università e/o gruppi di produttori (Cooperative, ecc). É vero che vi sono varietà/portinnesti che sono state diffuse senza una adeguata sperimentazione. Se queste varietà/portinnesti non si comporteranno bene o non avranno le caratteristiche vantate, lo scotto lo pagheranno soprattutto gli agricoltori che hanno realizzato gli impianti.