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Ma i marroni potrebbero presentare miglior adattamento

Anche il castagno risente dell'andamento meteo

"Le calamità abiotiche, gli sbalzi estremi fra periodi di grande siccità e altri di incontrollabili precipitazioni disturbano le fasi fenologiche del castagno. Questo fenomeno è già da tempo presente nei fruttiferi comuni, ampiamente coltivati nel nostro Paese e ora si presenta anche sul castagno. Le indagini conoscitive potranno consentire di individuare cloni e varietà meno sensibili ai cambiamenti climatici, come sembra sia il marrone". Lo afferma Elvio Bellini, presidente del Centro studi e documentazione del castagno (CSDC) di Marradi (Firenze).

Un castagneto (foto d'archivio)

"Queste alterazioni delle fasi fenologiche del castagno si manifestano soprattutto con fioriture secondarie estivo-autunnali, che vedono le piante schiudere le gemme e dare corso a fioriture anticipate di gemme che, invece, avrebbero dovuto schiudersi nella primavera dell’anno successivo. Se il fenomeno è limitato a poche branche della pianta, non crea gravi problemi per la produzione dell’anno successivo. Se invece assume proporzioni consistenti, le conseguenze possono anche essere gravi per la produzione. Sappiamo che il castagno produce nei germogli dell’anno che differenziano gemme a fiore nel corso del loro sviluppo. Quindi, queste gemme miste generano sviluppo vegetativo e produttivo nel corso della primavera e dell’estate. Calamità atmosferiche in questa importante fase quasi sempre provocano danni, sia alla vegetazione sia alla produzione".

E, aggiunge il professore: "Preoccupa il fatto che questi fenomeni si stiano allargando nelle grandi aree castanicole del nostro Paese, infatti ora sono presenti anche al Nord. In considerazione del fatto che il castagno fruttifica nei germogli dell’anno che hanno origine da gemme miste, presenti nelle piante in numero elevato, si presume che il potenziale fruttificante sia tale da non compromettere del tutto la produttività dell’anno successivo. Si rende comunque essenziale monitorare le fasi fenologiche per conoscere il loro andamento, nella consapevolezza di poter intervenire solo ed esclusivamente con appropriate tecniche colturali".

Una concomitanza di fattori, tra cui: andamento stagionale, durata della aridità, temperatura elevata, predisposizione della cultivar, ambiente colturale e cure agronomiche, stanno alla base dei citati sfasamenti fenologici.

"I marroni per ora non hanno risentito di questi fenomeni, anzi quest’anno hanno registrato una forte allegagione, con assenza di cascola naturale e con la presenza di anomalie, ad esempio anche più di sei frutti per riccio", conclude Bellini.

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