I prezzi di pesche e nettarine, finora, sono stati sempre al di sopra della media: peccato che i maggiori costi di produzione abbiano eroso buona parte della marginalità. E' quanto sostiene Gabriele Ferri di Naturitalia, aggiungendo: "Siamo a due terzi della campagna. Rimane ancora da staccare una buona parte del tardivo e le premesse per concludere bene ci sono tutte".
Gabriele Ferri direttore generale di Naturitalia
Alcuni prezzi non si erano mai visti, negli ultimi 20 anni: calibri B e C pagati all'ingrosso anche 1,20 euro/kg, calibro A fino a 1,50 euro e il poco "AA oltre" disponibile a cifre ancora maggiori. "Grazie alle condizioni meteo, abbiamo avuto ottima qualità organolettica anche nei calibri minori e le alte temperature, da maggio fino ai giorni scorsi, hanno spinto i consumi in alto".
Tale situazione si è verificata anche grazie alla concomitante parziale mancanza di prodotto in Spagna. "Se nel 2020/21 era toccato a noi soffrire, nel 2022 vaste zone della penisola iberica hanno registrato gravi danni da maltempo, con meno prodotto a disposizione".
Secondo Ferri, il 2022 sta impartendo due insegnamenti: "Il primo è che il mercato europeo non può fare a meno né del prodotto spagnolo, né di quello italiano. I cambiamenti climatici possono colpire chiunque, in qualsiasi momento, per cui servono sempre almeno due zone di fornitura su cui fare affidamento".
"Il secondo insegnamento è legato alla situazione contingente. Fare scorte costerà sempre di più, a causa dell'aumento esagerato dei costi dell'energia. Per mantenere accesa una cella si spende molto; stiamo andando incontro inevitabilmente a una rivoluzione nelle politiche di stoccaggio, specie per la frutta invernale", conclude Ferri.
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