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Il parere del presidente Apeo

Il comparto ortofrutta a sei mesi dallo scoppio del conflitto in Ucraina

Erano le 4 del mattino del 24 febbraio 2022 quando le truppe russe facevano ingresso in Ucraina, con l'intento - a detta loro - di demilitarizzare il Paese. Da allora sono trascorsi 180 giorni: sei mesi di bombardamenti, morti, sanzioni imposte dall'Europa, finte iniziative di pace e uno scenario geopolitico e macro-economico bruscamente modificatosi, con crisi alimentari, ulteriori aumenti energetici, inflazione al 7,9% e altre problematiche che si sono sommate a quelle pandemiche.

Fin da subito, dunque, l'invasione russa ha generato conseguenze negative per tutte le filiere italiane, compresa quella ortofrutticola, mettendo così in agitazione un settore già provato dal rialzo dei costi di energia e materie prime.

Per capire le ripercussioni generate dalla guerra nel comparto ortofrutta e le successive conseguenze in termini di export, abbiamo raccolto il parere di Giacomo Suglia, presidente di Apeo, associazione produttori ed esportatori ortofrutticoli.

"Il 2022 sarebbe dovuto essere l'anno della ripartenza, del ritorno alla normalità e alla serenità di famiglie e imprese. Molti avrebbero preferito un prolungamento delle restrizioni da Covid-19, piuttosto che un conflitto militare alle porte dell'Europa. La guerra ha stravolto le cose e destabilizzato il settore".

Giacomo Suglia

"In generale, le esportazioni di ortofrutta italiana in Ucraina sono davvero limitate, ma è di rilievo la problematica relativa agli altri Paesi produttori, come Grecia, Bulgaria e Polonia, fornitori dei due Stati in guerra, i quali hanno riversato sugli altri mercati europei la loro offerta di frutta e verdura, vendendola sicuramente a prezzi più competitivi rispetto a quelli italiani. In questi mesi, notiamo un calo di volume e valore della nostra produzione ortofrutticola. Lo abbiamo potuto vedere con le ciliegie a maggio e, proprio in queste settimane, con l'uva da tavola (secondo prodotto ortofrutticolo italiano più esportato dopo le mele). Al momento, l'uva viene esportata a prezzi più bassi del 2021, nonostante l'aumento dei costi di produzione (oltre il +30%)".

Tra gli effetti negativi provocati dal conflitto russo-ucraino, il presidente Suglia ricorda: "Inoltre, abbiamo avuto un'accentuazione della propensione al risparmio da parte delle famiglie sulla spesa alimentare, con una riduzione dei consumi e un aumento dei prezzi. In questi sei mesi di guerra, si è anche registrata una forte carenza di manodopera nel settore dell'autotrasporto, poiché buona parte degli autisti sono originari dell'Ucraina e pertanto, in questo frangente, chiamati a combattere".

E conclude: "L'Italia è il primo Paese europeo con il maggior numero di marchi di protezione e valorizzazione e tra i più restrittivi dal punto di vista legislativo per l'uso dei fitofarmaci e per rispetto etico e ambientale L'Italia, però, è anche tra i peggiori Paesi al mondo in termini di burocrazia e con i costi fiscali, previdenziali, energetici e dei prodotti petroliferi tra i più alti in Europa: voci di spesa che già pesano in modo significativo sui bilanci delle nostre aziende e che, con questa ulteriore catastrofe, stanno mettendo alla gogna molti imprenditori".