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Parlano i dirigenti di Turismiamo

L'agricoltura come ambasciatrice del territorio: una risposta alla crisi attraverso un approccio intersettoriale

Nell'arco dei quarant'anni intercorsi dal 1982, anno di riferimento del terzo censimento dell'agricoltura, sono scomparse quasi due aziende agricole su tre (-63,8%. Fonte: Istat).

Questa forte diminuzione non rappresenta più solo una stagnazione del settore, ma investe tutto il tessuto socio-economico del nostro Paese.

Pertanto, intervenire nel comparto significa pianificare una strategia ad approccio integrato, che diventi opportunità di sviluppo anche per il terziario, per l'imprenditoria giovanile e femminile, innovando la multifunzionalità dell'azienda agricola, tra cui la funzione ambientale è prioritaria (per la produzione di energie rinnovabili, la biodiversità, il risparmio energetico, idrico, etc.), rendendo gli agricoltori i primi custodi del paesaggio.

Photo credit Raffaele Trivini

L'intersettorialità richiede l'applicazione di un modello endogeno che valorizzi il ruolo attivo e partecipato di tutti gli attori economici e sociali locali, per rafforzare l'identità del territorio, la sua cultura, la storia e le tradizioni, come patrimonio attrattivo e distintivo di un contesto rurale che diviene meta turistica privilegiata e sempre più richiesta.

Promuovere lo sviluppo rurale significa diffondere la Cultura dell'Ospitalità, il cui obiettivo è migliorare la qualità della vita delle comunità locali (questo è il concetto di sostenibilità nel turismo), per la quale è responsabilità di tutti prendere consapevolezza (e conoscenza) delle proprie eccellenze. Ci vuole curiosità, intraprendenza, amore per la propria terra e per le sue tradizioni, ridisegnando il ruolo e la responsabilità di tutti i soggetti coinvolti che ne hanno titolo, benefici e opportunità di sviluppo. Pensiamo alle Amministrazioni locali, alle imprese e alle Associazioni di rappresentanza economico-sindacale, al vasto mondo del no-profit e del volontariato, per giungere al singolo cittadino sensibile alla qualità della vita della propria comunità.

"Gli agricoltori hanno molto da raccontare: c'è il racconto della terra che produce, delle famiglie che la vivono e la coltivano con amore e passione da generazioni (tanti giovani si stanno riavvicinando alla terra) - dichiara Linda Carobbi, Business Development Manager di Turismiamo - C'è il racconto dell'Italia che non ti aspetti e delle sue bellezze naturali; c'è il racconto dei luoghi dove il prodotto nasce e del perché proprio lì nasce più buono". 


Il Gruppo dirigente di Turismiamo. Photo credit Raffaele Trivini

L'agricoltura ha un'origine e di quella origine cresce l'interesse di saperne di più. E poiché spesso le produzioni agricole sono ubicate nelle numerose aree interne del nostro Paese, ecco che tali territori possono essere rilanciati anche in chiave turistica, guardandoli con occhi diversi, partendo da quello che il medesimo ci offre.

"Spesso ci viene chiesto "cosa serve" per avere maggior sviluppo mentre, a nostro avviso la domanda giusta da porsi dev'essere "cosa abbiamo - afferma Andrea Succi, Destination Temporary Manager di Turismiamo - In un contesto mondiale in cui l'internazionalizzazione e le politiche industriali hanno dato impulso a grandi industrie e finanza, sgretolando l'economia locale, ciò che dobbiamo costruire invece è una filiera integrata, diversificata sul territorio, in modo da portare maggiori opportunità, anche turistiche".

Lo confermano i dati: dal 2010, le aziende agrituristiche in Italia sono cresciute di oltre 5 mila unità (+25%), passando dalle 19.973 alle 25.060 attive al 2020 (Fonte: Istat). Una tendenza estremamente positiva che la pandemia non ha intaccato, anzi: nel biennio 2019/2020 i numeri mostrano una crescita del 2%, favorita soprattutto dalla ripresa avvenuta durante l'estate e dalla voglia di un turismo orientato alla vita all'aria aperta e nel rispetto dell'isolamento sociale.

Per lanciare i territori delle aree interne anche in chiave turistica occorre dunque partire da quello che c'è, non attardarci su quello che non c'è. Tra quello che c'è, i prodotti tipici hanno un ruolo fondamentale, ci collegano al cibo e all'azione fondamentale che è il mangiare. Perché è il tempo della specificità e non dell'omologazione.

Photo credit Raffaele Trivini

Il cibo è emozione: pensiamo ai piatti preferiti che colleghiamo a particolari ricordi; è tradizione, con i segreti delle nonne gelosamente custoditi nelle madie di famiglia; è cultura: ogni prodotto, ogni pietanza, riflette una comunità, una storia. Ma soprattutto, il cibo è condivisione, allegria, gioia.

Certamente questa rilettura dell'agroalimentare e dell'ortofrutta in chiave turistica non può e non deve essere solo compito dei produttori stessi: essi devono dedicarsi alla terra e alla sua coltivazione. "Occorrono competenze specifiche e dedicate, che sappiano creare forme aggregative di operatori, definire proposte turistiche espressione degli elementi identitari che rendono distintivi i luoghi, professionisti del Destination Management consapevoli che le Persone sono (e non solo "fanno") la Destinazione", prosegue Succi. La parola-chiave è: approccio partecipativo.

Pertanto l'agricoltore diventa l'ambasciatore del territorio, colui che sceglie la multifunzionalità dell'azienda agricola per diffondere valori educativi che diventano linee guida di un nuovo stile di vita.

Sostenere l'agroalimentare a raccontarsi al di fuori dei propri confini, affinché la cultura del prodotto si integri con la Cultura dell'Ospitalità, è uno scenario non solo possibile ma un'opportunità, considerando una crescente nuova fascia di viaggiatori che considerano il Turismo un Bene Comune.

Come ha detto Carlo Petrini, fondatore di Slow Food: "Il Turismo del futuro? Parte dai cittadini residenti, dalla loro qualità della vita, dalla capacità di essere felici, dalla loro cura verso la terra che abitano. I turisti arriveranno di conseguenza".

Invitiamo tutti gli imprenditori agricoli che abbiano voglia di raccontare la propria esperienza nell'ambito della multifunzionalità a condividerla con noi.

Per maggiori informazioni:
Turismiamo
Piazza Sicilia, 6
20146 Milano
www.turismiamo.com 
marketing@turismiamo.com