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Da oggi si dovrebbe tornare alla normalità dopo giorni di caos

Si ferma la protesta degli autotrasportatori in Sardegna

Se non erano bastate la pandemia e la guerra in Ucraina, la protesta degli autotrasportatori e i blocchi nei porti, in entrata e uscita, durati quasi una settimana, hanno messo davvero a dura prova la Sardegna. Sono centinaia le aziende ortofrutticole, e non solo, che hanno risentito della situazione e che continueranno a farsi carico delle conseguenze di questa mobilitazione.

L'intervento del governo, che ha tagliato le accise sul carburante, ha spinto gli autotrasportatori a rimuovere i blocchi nei porti di Cagliari, Porto Torres, Nuoro, Oristano e Olbia. E' arrivato, quindi, prima il via libera al passaggio delle merci deperibili per "evitare di danneggiare soprattutto agricoltori e allevatori, che hanno comunque sostenuto la mobilitazione", poi i presidi sono stati sciolti. Da oggi si dovrebbe tornare alla normalità.


(Foto di repertorio)

Andrea Manca e Filippo Frongia di Agro Mediterranea Distribuzione, società specializzata nella fornitura alla Grande distribuzione organizzata di prodotti ortofrutticoli, hanno dichiarato a FreshPlaza: "Da domenica 20 marzo, i porti sono tutti liberi, non ci sono più presidi. Pur essendo solidali con gli autotrasportatori contro il caro gasolio, pensiamo però che non sia questo il sistema per risolvere il problema. Se la situazione non si fosse allentata nelle giornate di venerdì e sabato, con il via libera alle merci deperibili, ma solo in uscita, non avremmo avuto più produzioni da caricare nei prossimi giorni. I nostri camion potevano rientrare sull'isola, ma solo vuoti. Siamo stati praticamente costretti ad accettare questo accordo, altrimenti rischiavamo di perdere tutto. Non solo il danno quindi, ma anche la beffa, perché questo si è tradotto in costi di trasporto maggiorati. Non potevamo fare altrimenti".

"E' stato recato un danno solo alla nostra Regione, perché nel resto dell'Italia il trasporto è proseguito senza intoppi. E i nostri competitor nazionali hanno riempito il gap, lasciato dai nostri prodotti non consegnati. Da lunedì 14 a venerdì 18 marzo, la nostra azienda ha registrato vendite mancate per 270mila euro. I mesi di febbraio, marzo e aprile per noi rappresentano quelli di maggiore concentrazione di volumi stagionali. Circa 30 ettari di asparagi hanno rischiato di non essere raccolti e venduti. Era diventato impossibile gestire la nostra rete di produttori e le celle refrigerate erano arrivate al limite di capienza. Da oggi, dovrebbe tornare tutto alla normalità".

Appello della Coldiretti Sardegna nel video di TG40 di venerdì 18 marzo

Cia-Agricoltori Italiani stima 15 milioni di euro di danni per l'ortofrutta sarda e per le 2.500 aziende del settore (nel complesso 7.200 ettari), rappresentate all'80% da carciofeti.

"L'agitazione degli autotrasportatori sardi ha creato ripercussioni a catena sull'ordine pubblico, sull'approvvigionamento degli scaffali della Grande distribuzione e sulla tenuta economica di migliaia di imprese agricole sarde e del resto della Penisola - ha dichiarato Franco Verrascina, presidente di Copagri - I danni economici per le imprese agricole, legati all'alta deperibilità delle produzioni, sono incalcolabili".

Paolo Mele (foto a lato) alla guida di OP Sa Marigosa e presidente regionale di Confagricoltura Sardegna: "Dopo sei giorni di sciopero, sembra rientrata l'agitazione degli autotrasportatori, che da lunedì 14 marzo bloccavano i porti e le zone industriali della Sardegna. La protesta per il caro carburanti - frenata dal nuovo pacchetto anti rincari energetici da 4,4 miliardi, varato dal governo - ha messo in ginocchio parecchi comparti produttivi, con conseguenze da non sottovalutare. L'aumento generalizzato di tutte le materie prime, infatti, avrà una ricaduta forte su tutta la filiera ortofrutticola, a partire dai trapianti delle orticole che, nell’incertezza della situazione attuale, potrebbero essere ridimensionati".

"I costi di produzione maggiorati e il calo dei consumi a doppia cifra - continua Mele - sono fattori di rischio per chi coltiva la terra, visto che una famiglia media tende a tagliare l’ortofrutta nel carrello della spesa. Se, dal lato della produzione, l’agricoltore normalmente fa fatica a far quadrare i conti, quando riesce a non lavorare in perdita, dall’altro lato sembra che la frutta sia diventata ormai una referenza per 'ricchi' considerati i prezzi elevati con cui viene proposta a scaffale. Spero che ciò finisca presto e che si riesca a riprendere la normalità perché, oltre ai normali problemi interni che attanagliano l’agricoltura, adesso subiamo anche le conseguenze della guerra in Ucraina. Non solo per l'impennata dei costi energetici, ma anche gli aumenti di grano e mais che rischiano di contribuire in Italia a un'ulteriore crescita dell'inflazione".

Autori: Concetta Di Lunardo e Maria Luigia Brusco