Sono circa un centinaio gli agricoltori che, da oltre tre giorni, stanno protestando a Tarquinia, in provincia di Viterbo. Quasi quaranta trattori, alcuni camion e tanta rabbia fanno da cornice al presidio che ha come sede il piazzale di una cooperativa locale. Motivo della protesta, ovviamente, l'aumento sconsiderato del costo di gasolio, mezzi tecnici, energia elettrica e gas.
Foto gentilmente fornite da Alessio Centini
Abbiamo raggiunto telefonicamente uno degli agricoltori, Alessio Centini: "Andremo avanti fino a che qualcuno non ci ascolterà. Vogliamo sollecitare tutto il mondo politico: per questo siamo in attesa di qualche parlamentare o rappresentante regionale. Non credo che i politici abbiano ben capito la gravità della situazione. Solo chi fa impresa lo può comprendere, mentre chi ha lo stipendio assicurato capisce un po' meno quale sia lo stato attuale dell'agricoltura italiana".
Numerosi anche gli striscioni esposti, con scritte come: "Avete venduto la nostra Italia, non venderemo le nostre aziende", "La burocrazia fa più danni della grandine", "Rispetta gli agricoltori, producono il cibo che mangi" e "Basta elemosina".
La zona di Tarquinia è rinomata per il pomodoro da industria, per meloni e angurie, per le orticole. Tutte produzioni che sono a rischio perché agli agricoltori non conviene neppure trapiantare e, di conseguenza, tutta la filiera, dalle sementiere ai fornitori di mezzi tecnici, è a rischio.
Ironico uno striscione che recita: "Il futuro dei giovani" appoggiato però su un vecchio trattore Landini testacalda degli anni '50. Pochi giorni fa, il presidente di Coldiretti Lazio David Granieri ha detto che "tale situazione rischia di fermare i trattori nelle campagne, aumentando la dipendenza dall’estero per l’importazione di prodotti alimentari. Dobbiamo incrementare la produzione di ortofrutta e prodotti agricoli italiani perché la politica del dipendere dagli altri si sta mostrando per quello che è, un fallimento".