Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
Botta e risposta tra il Consorzio del Cedro e Coldiretti Calabria

"Se la Dop non dovesse essere accolta, a pagarne le spese sarà la Calabria intera"

L'agrume calabrese più antico, il cedro, è diventato oggetto di una vera e propria diatriba mediatica tra il Consorzio del Cedro di Calabria e Coldiretti Calabria. Parafrasando Dante, "galeotta fu la Dop e chi la presentò".

Dopo le osservazioni della Coldiretti Calabria sulla denominazione scelta per la Dop del cedro (cfr. FreshPlaza del 2/02/2022), il presidente del Consorzio del Cedro di Calabria Angelo Adduci (nella foto sotto) ha sentito la necessità di chiarire alcuni punti.

"L'idea della Denominazione di origine protetta del cedro è un sogno che ho accarezzato fin dalla mia adolescenza. Seguendo le gesta di Don Francesco Gatto, senza paragonare il piccolo con il grande, ho creato le condizioni affinché questo potesse avverarsi, assieme al lavoro infaticabile di promozione culturale svolto negli anni dal presidente dell'Accademia internazionale del cedro, Franco Galiano.
Nell’assemblare tutta la documentazione a corredo della Dop, ho avuto a disposizione le migliori menti presenti sul territorio calabrese e dell'Italia meridionale", spiega Adduci in una nota divulgata anche tramite pagina Facebook del Consorzio.


(Fonte foto: Facebook - CedrodiCalabria)

"Se la Dop non dovesse essere accolta o l'iter dovesse avere una battuta d'arresto, sapremo che le responsabilità non saranno degli operatori, degli studiosi, dei tecnici, dei dirigenti regionali o della politica, ma ancora una volta sarà di chi, in maniera superficiale e nell'interesse puramente egoistico, preferisce sgambettare e rallentare lo sviluppo della nostra amata Calabria", continua Adduci. "Se la Dop avrà come denominazione di Santa Maria del Cedro avrà vinto il territorio; se avrà come denominazione di Riviera dei Cedri avrà vinto il territorio; con denominazione di Calabria avrà vinto il territorio; se la Dop avrà una qualsiasi denominazione, avrà vinto il territorio". 

"Qualche settimana fa ho letto di un annunciato ricorso promosso da Coldiretti Calabria nella persona del presidente Franco Aceto, che saluto e invito a un proficuo rapporto di collaborazione, per rendere più forte l’intero territorio e l’economia agricola e non solo, legata al prezioso agrume che mi onoro di difendere e promuovere da quando ero poco più di un adolescente. Quello che mi lascia stupito è la dichiarazione dello stesso presidente, il quale asserisce che la denominazione scelta per la Dop del cedro legittimerebbe errori del passato e scelte individualistiche che, mancando del riconoscimento di una comunità forte, avrebbero respiro corto".

"Vorrei far presente che la denominazione adottata per la Dop è riconosciuta da tutti i protagonisti che vivono il mondo della cedricoltura da anni e con sacrificio, ma soprattutto ci viene imposta dalla storia. E' la documentazione storica - allegata alla richiesta presentata - che ha dato la denominazione alla domanda di riconoscimento avanzata dal Consorzio del Cedro di Calabria, che non ha fatto altro che ratificare il ruolo di Santa Maria del Cedro come capitale internazionale della cedricoltura", sottolinea Adduci.

"La denominazione indicata è riconosciuta in ambito regionale, nazionale e internazionale, ma soprattutto è stata accertata dal parere favorevole del Ministero delle risorse agricole alimentari e forestali, e ancor prima dal Dipartimento agricoltura della Regione Calabria".

"La Coldiretti, tra le altre cose, dovrebbe già conoscere e supportare la candidatura presentata, se non altro perché alcuni dei più grandi cedricoltori e imprenditori, nonché amici del sottoscritto e della cedricoltura tutta, associati a Coldiretti Calabria, hanno sottoscritto un documento congiunto di importanza storica sulla ridefinizione dei parametri della cedricoltura, redatto a quattro mani dal Consorzio del Cedro di Calabria e dal Consorzio Europeo Cedro Mediterraneo Terre di Calabria, nel quale è ribadita a chiare lettere la denominazione Cedro di Santa Maria del Cedro, varietà liscia diamante".

La replica di Coldiretti Calabria
"Le nostre sono osservazioni documentate e non ricorsi come Lei impropriamente e artatamente riporta nella sua dichiarazione. E' forse vietato? Non si può certo impedire a una Organizzazione di rappresentanza di partecipare a un processo di costruzione dal basso, che, vista la dinamica in cui si articola, tende al miglioramento. La Coldiretti è da sempre favorevole alla Dop del cedro e vuole, come è sua natura, essere propositiva sul territorio rafforzandone l'identità, affinché si realizzi un'autentica partecipazione che è centrale, per tutta la filiera, nel prossimo futuro", sostiene Coldiretti Calabria.

"Abbiamo ampiamente spiegato il perché delle nostre osservazioni, che ribadiamo vanno nella direzione di 'allargare' per dare rilievo a un territorio omogeneo dal punto di vista storico, culturale, sociale ed economico: ecco perché proponiamo Cedro della Riviera dei Cedri. Anche l’allargamento ad altri comuni ha un preciso significato: cercare di non avere finalità conservative, bensì consentire la crescita di territori dove produttori, magari giovani, possano investire, valorizzare o convertire alcuni terreni. Ci saremmo potuti sottrarre nel proporre le osservazioni, se solo nella fase preparatoria Coldiretti fosse stata coinvolta".