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Produttori, associazioni di categoria e privati dell'Alto Tirreno cosentino

La Riviera dei Cedri chiede la revisione per la Dop dell'agrume che la caratterizza

E' l'agrume più esclusivo e il più antico che la Calabria annoveri: notizie storiche parlano dell'introduzione del cedro nel 300 a.C. Coltivato nell'Alto Tirreno cosentino, sia nei centri sul mare che in quelli dell'entroterra della cosiddetta "Riviera dei Cedri", è un agrume indispensabile nella religione ebraica per la Festa delle capanne o Sukkot. Ora, però, è diventato pomo della discordia tra i suoi produttori.

Sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 291 del 7 dicembre 2021 è stato, infatti, pubblicato il documento di riconoscimento della Denominazione di origine protetta-Dop "Cedro di Santa Maria del Cedro". Di conseguenza si è aperta la fase di consultazione con l'invio delle osservazioni al Disciplinare di produzione al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali - dipartimento delle politiche competitive della qualità agroalimentare e al Dipartimento regionale agricoltura e risorse agroalimentari.

Facendosi interprete delle numerose segnalazioni pervenute da produttori di cedro, Coldiretti Calabria ha inviato le proposte di revisione. Si richiede, innanzitutto, di modificare la denominazione Dop "Cedro di Santa Maria del Cedro" in "Cedro della Riviera dei Cedri". L'associazione di categoria richiede, inoltre, che il disciplinare contempli tecniche moderne di gestione e raccolta ormai usate dagli agricoltori, nonché la modifica della classificazione delle categorie del pregiato agrume. 


Cedro nel Museo dedicato a questo agrume, a Santa Maria del Cedro (CS). Foto di repertorio

"Il fulcro della questione è che si incorre nel rischio di attribuire la paternità del cedro a un'area specifica, ossia la cittadina di Santa Maria del Cedro, rispetto al vero areale di coltivazione della varietà liscia Diamante, che avviene invece su un'area geografica più ampia nella Regione: la fascia costiera compresa fra Tortora e Sangineto, in provincia di Cosenza, detta Riviera dei Cedri appunto", sostiene un produttore interpellato da FreshPlaza.

"Sul portale della Regione Calabria, è online l'avviso pubblico della richiesta della Dop Cedro di Santa Maria del Cedro (si veda qui, ndr), richiesta dal Consorzio del Cedro di Calabria. Nel disciplinare di produzione viene riportato l'areale corretto, che comprende il territorio amministrativo dei comuni di Aieta, Belvedere Marittimo, Bonifati, Buonvicino, Cetraro, Diamante, Grisolia, Maierà, Orsomarso, Papasidero, Praia a Mare, Sangineto, San Nicola Arcella, Santa Domenica Talao, Santa Maria del Cedro, Scalea, Tortora, Verbicaro - spiega il produttore - Perché quindi non puntare a una Dop che, pure nel nome, abbia il rimando alla Riviera dei Cedri?".

Anche l'Azienda regionale per lo sviluppo dell'agricoltura calabrese (ARSAC) ritiene che l'areale di produzione del cedro debba comprendere tutto l'Alto Tirreno cosentino, da Paola a Tortora.

"Indubbiamente, le nostre richieste vanno nella direzione di rendere più forte l’intero territorio e l'economia agricola legata direttamente ed indirettamente al cedro - commenta, senza giri di parole, Franco Aceto presidente di Coldiretti Calabria - Nel mantenere la Dop Cedro di Santa Maria del Cedro si incorrerebbe negli errori del passato, cioè legittimare iniziative individualistiche che, mancando del riconoscimento di una comunità forte di appartenenza, hanno respiro corto".