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La redditività non è sempre soddisfacente nel segmento del peperone italiano

Uno dei maggiori punti critici della produzione di peperone in Italia, da nord a sud, è la continuità nelle forniture. Prendiamo il caso degli areali siciliani, dove le bacche di Capsicum annum (questo è il nome botanico del peperone) per il consumo fresco vengono prodotte prevalentemente in tunnel e serre.

Carmelo Calabrese

"Come OP Fonteverde - ha detto Carmelo Calabrese dell'organizzazione di produttori, con sede in Sicilia - abbiamo cercato di ridurre al massimo questa criticità lamentata dalla GDO, programmando trapianti in tunnel, a luglio e agosto, per le forniture che vanno da ottobre e gennaio e trapianti in serra, a settembre e ottobre, per le forniture che vanno da febbraio a giugno. In questo modo, siamo in grado di fornire peperoni 9 mesi su 12".

"Va però tenuto conto - ha tenuto a ribadire l'esperto - che, nonostante la nostra programmazione preveda un calendario produttivo abbastanza lungo nell'arco dell'anno, la redditività non sempre è soddisfacente. Infatti, basta qualche imprevisto che riduca le rese, perché il bilancio diventi negativo. La coltivazione del peperone, come noto, presenta problematiche fitosanitarie complesse e quindi è una coltura che comporta dei rischi, per l'azienda".

"Il prezzo del peperone, ma anche dello zucchino, in Italia è sempre correlato a quello spagnolo - ha spiegato Calabrese - La Spagna, in virtù dei maggiori volumi, domina le tendenze, e il mercato italiano, indipendentemente se il prezzo vada al rialzo o al ribasso, è influenzato dalle quotazioni del prodotto iberico. Pertanto, produrre in piena estate, quando una serie di fattori ambientali eleverebbero ulteriormente i rischi e i costi di produzione, a fronte di una retribuzione non soddisfacente, non è una pratica strategicamente percorribile".

"Tenuto conto che la produzione italiana non riesce comunque, in nessun periodo dell'anno, a soddisfare la domanda del consumo nazionale - rivela l'intervistato - la GDO in periodo di mancanza del peperone italiano, si approvvigiona per ovvi motivi maggiormente dai produttori spagnoli i quali, forti di tecniche produttive miste rete/plastica e altre ancora, sfruttano un vantaggio dato anche dalle loro organizzazioni, ben più grandi e strutturate di quelle italiane".

Foto di archivio, scattata prima dell'emergenza Covid

Ma allora perché i produttori italiani non si organizzano altrettanto come gli spagnoli, per colmare il gap produttivo? "La risposta è molto semplice - replica Calabrese - Da un lato bisogna investire sulla ricerca, affinché vengano introdotte delle innovazioni che riducano il gap con il prodotto spagnolo, dall'altro sarebbe opportuno che la GDO non facesse riferimento solo alle quotazioni spagnole per le valutazioni di natura commerciale anche per il nostro prodotto. Diversamente, si farà sempre fatica a far aumentare i volumi italiani. Al momento, il rapporto qualità/costo di produzione spagnolo è migliore del nostro. Ciò non vuol dire che la qualità produttiva in termini assoluti sia migliore della nostra, ma che tale rapporto genera una sostenibilità economica a favore dei nostri colleghi spagnoli, che a noi invece manca".

Qual è l'andamento commerciale del peperone siciliano in questo momento? "Le dinamiche commerciali del peperone, attualmente, ricalcano quanto ho dichiarato in una precedente intervista (vedi Freshplaza del 13/01/22) - ha risposto Carmelo Calabrese, in chiusura - Il peperone siciliano, cioè del tipo '1/2 e 3/4 lungo' quota 1,00 - 1,10 euro al kg, alla produzione. Le rese sono in linea con gli standard previsti. Avremo una panoramica più completa sui dati di vendita nel mese di febbraio: solo allora si potrà avere un'idea concreta circa l'andamento di questa referenza".