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Intervento di Claudio Dall'Agata di Bestack

La ricerca e le aziende devono dialogare (di più)

Nuovi materiali, macchinari, processi e tecnologie per una corretta gestione della sicurezza alimentare e della sostenibilità del comparto food: al centro il packaging, come elemento fondamentale dell'innovazione in questo ambito. Se n'è parlato venerdì 17 dicembre al Campus di Scienze degli Alimenti, nell'ambito del workshop "Next Generation Food Packaging" organizzato dal CIRI Agroalimentare, moderato dal giornalista di FreshPlaza Cristiano Riciputi e che si è svolto in mattinata nell'Aula Magna del polo universitario di Cesena. 

Il direttore generale del Consorzio Bestack, Claudio dall'Agata, al workshop al Campus degli Alimenti ha portato il racconto di una collaborazione - quella con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari (Distal) dell'Università di Bologna - che ha preso il via nel 2011 e che ha portato alla realizzazione del brevetto di un imballaggio in cartone per ortofrutta Attivo, che mantiene la frutta buona per più tempo e riduce lo spreco, al servizio di tutta la filiera ortofrutticola. 

Claudio Dall'Agata di Bestack

"Azienda e ricerca: si è creato un tandem, in tutti questi anni, con il quale abbiamo percorso una strada costellata di soddisfazioni e importanti risultati - esordisce il direttore di Bestack, a proposito della collaborazione con il Distal - L'azienda, lungo questo percorso, ha messo in campo la sua conoscenza del mercato, la competenza nel leggere le esigenze del domani e la capacità di cogliere gli elementi competitivi per futuri sviluppi del settore. La ricerca, dal canto suo, ha messo a disposizione esperienza e know-how, rigore scientifico e un approccio super partes nello studio e nella sperimentazione in un ambito, quello del packaging, prima di questa esperienza inesplorato".
 
La collaborazione fra il Consorzio Bestack e il Distal si è sviluppata e consolidata nel tempo. "L'Università - ha proseguito Dall'Agata - è stata un partner fondamentale nell'assistere il Consorzio nell'applicazione di scala del progetto dell'imballaggio Attivo, e in particolare nella quantificazione dei benefici che questa speciale confezione può portare lungo la filiera, dal campo alla tavola. Questo è un nodo centrale. L'innovazione, infatti, ha un senso solo se tiene conto del contesto applicativo di riferimento. Se il beneficio resta qualcosa di aleatorio, avvalorato da dati scientifici ma privo di un riscontro nella realtà, l'innovazione, anche la migliore, rimane inapplicabile".
 
Tornando dunque al rapporto ricerca-impresa, cuore del workshop, la chiave di una partnership di successo, per Bestack, si basa su tre punti cardine: trovare un'innovazione, quantificarne i benefici nella realtà e verificare che questi benefici siano chiari e distribuiti tra tutti gli attori della filiera. Allora si può parlare, come nel caso dell'imballaggio Attivo, di un brevetto democratico, realizzato da tutte le aziende socie del Consorzio e al servizio del settore ortofrutticolo italiano. Un'innovazione che crea competitività nei mercati internazionali e che porta sostenibilità economica e ambientale, a vantaggio di tutti: produttori, distributori e anche consumatori. Perché comprare un frutto che, grazie al packaging, ha una maggiore vita di scaffale, significa avere più tempo per mangiare cibo buono e fresco, riducendo così la quantità di scarti che finiscono nella spazzatura, anche a livello domestico.

"Credo che ci sia ancora un forte materiale inespresso nel rapporto università-impresa - ha concluso il direttore generale di Bestack - Oggi per lo più facciamo progetti di approfondimento specifico, mentre sappiamo che le scelte aziendali sono frutto di processi multisettoriali e multifunzionali che interessano gruppi di lavoro composti da referenti di diverse funzioni in azienda. L'Ateno di Bologna è al vertice nell'offerta formativa in termini di disciplinarietà. I diversi dipartimenti potrebbero dialogare maggiormente tra loro per offrire alle aziende progetti di innovazione e sviluppo applicativo completi, chiavi in mano, per tutte le funzioni che coinvolgono. Significherebbe favorire commistioni di approcci e relazioni tra competenze diverse nella progettazione al servizio delle dinamiche aziendali".