In Sicilia, ancora una volta, è stato respinto un carico di prodotti ortofrutticoli non conformi, proveniente dalla Tunisia. Anche questa volta si è trattato di melagrane destinate all'industria: un intero container di prodotto che avrebbe danneggiato non solo le produzioni italiane ma l'intera filiera, fino al consumatore finale.
Immagine di repertorio di un precedente sequestro (vedi FreshPlaza del 28/01/2020)
Lo scorso 30 novembre, l'ennesimo controllo ha dato i suoi risultati ma, come è facile intuire, non sempre è possibile arginare il fenomeno. Ne abbiamo parlato con Edy Bandiera, assessore regionale all'Agricoltura.
"Si è trattato di un atto dovuto nei confronti delle aziende siciliane ed italiane tutte, oltre che di un obbligo di legge - ha detto l'assessore - Il porto di Palermo è monitorato costantemente e proseguiremo in tal senso. Bene l'intervento a opera del personale del Servizio Fitosanitario della Regione Siciliana, che ha individuato un intero container di melagrane da succo, provenienti dalla Tunisia, in evidente stato di deterioramento e contaminazione parassitaria del prodotto".
Immagine di repertorio di un sequestro precedente
"La Sicilia - ha aggiunto Bandiera - si conferma prima in Italia per numero di controlli effettuati sui prodotti agroalimentari in import ed export, presso tutti i punti di accesso. Nella fattispecie, si tratta della seconda partita di melagrane che respingiamo, quest'anno.
Una produzione che, negli ultimi anni, a suon di investimenti da parte dei nostri imprenditori si è particolarmente diffusa e specializzata in Sicilia. Monitorare anche questa tipologia merceologica e contrastare gli ingressi irregolari, diviene, sottolineo, un'utilissima e doverosa forma di tutela verso quanti hanno investito e stanno scommettendo su questa importante produzione di qualità. Siamo ogni giorno in campo contro chi, per anni, ha lucrato sulla salute e sull'economia della regione e del Paese".
Edy Bandiera
Alla luce di quanto rilevato, gli uffici preposti hanno immediatamente prodotto la documentazione necessaria per formalizzare il respingimento della partita di prodotto ed è stato restituito il certificato fitosanitario tunisino che accompagnava la merce. La vicenda mette a nudo la vulnerabilità di un territorio come quello italiano, che ha una moltitudine di accessi.