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Agea vuole metterli fuori gioco favorendo i sindacati e i CAA con dipendenti

Lo Stato non uccida i liberi professionisti

Ancora non c'è nulla di definitivo, ma la volontà (politica) dei vertici di Agea, l'organismo pagatore in agricoltura, è quello di penalizzare tutta una categoria di liberi professionisti. L'idea, lanciata già mesi fa (cfr. Freshplaza del 21/05/2020) è che solo i lavoratori subordinati dei Centri di Assistenza Agricola (Caa) potranno accedere ai sistemi informativi (come, ad esempio, il SIAN) dell'organismo pagatore. Ciò, invece, non sarà più possibile per i liberi professionisti.

Luciano Mattarelli, esperto e fondatore di www.consulenzaagricola.it, da mesi sta conducendo una battaglia contro una scelta sbagliata. "In un momento storico in cui l'economia italiana e il mondo del lavoro sono in grave sofferenza, l'assurdo teatrino messo in piedi da Agea contro i liberi professionisti che operano nei Caa rappresenta un autentico schiaffo alle reali problematiche del Paese, oltre a denotare una scarsissima comprensione di quello che sta accadendo in Italia e nel mondo", dice Mattarelli.

"La scelta che si vorrebbe imporre, con cui si vorrebbe impedire a migliaia e migliaia di professionisti del settore dell'agricoltura (periti agrari, agronomi, agrotecnici) di continuare a utilizzare i servizi informativi di Agea, mettendoli, di fatto, fuori mercato, rappresenta il più chiaro sintomo di un sistema che ha perso di vista le priorità, tanto più in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo".

"Per uscire dalle difficoltà, di solito, occorrono due ingredienti fondamentali: fiducia e conoscenza. E penso che poche categorie possano essere manifesto di tali valori come i professionisti. Nei momenti più bui, è fondamentale seguire la luce, quella luce che nella storia della letteratura tante volte è raffigurata nella conoscenza, l'unico elemento che permette all'uomo di distinguersi dagli animali. Quella luce che può permettere di trovare soluzioni ai problemi, di gestire con lucidità le situazioni più critiche".

Continua l'esperto: "Ecco, in questo periodo storico ritengo che il professionista debba essere messo al centro e debba essere valorizzato in quanto soggetto in grado di fornire un importante contributo alla ripresa del Paese. Non solo i professionisti sono generalmente soggetti preparati, appassionati e competenti nella loro materia; essi hanno un ruolo fondamentale nella vita e nello sviluppo delle imprese. I professionisti, infatti, sono spesso consiglieri degli imprenditori, forniscono un prezioso supporto nei momenti più difficili, aiutano a reperire risorse, a risparmiare costi, a informare su quanto è importante per la crescita dell'azienda".

"Sono persone, prima ancora che lavoratori, che in questo momento di difficoltà devono essere tenute in grande considerazione, in quanto hanno l'esperienza e le conoscenze per poter spostare l'orizzonte oltre la mera contingenza, offrendo così le basi per poter pianificare un futuro di cui non si potrà continuare a ignorare l'esistenza per ancora troppo tempo".

"Se il compito dei cittadini, delle aziende, ma anche delle istituzioni, deve essere quello di riconoscere la giusta e meritata importanza ai professionisti, penso che anche per i professionisti questo sia un momento fondamentale".

"Infatti, per tutti coloro che operano ogni giorno al servizio di cittadini ed aziende è giunto il momento di assumersi la responsabilità di guidare il cambiamento, con professionalità, passione e competenza. Di aiutare chi è in forze ad essere locomotiva del Paese, di sostenere chi è in difficoltà ed aiutarlo a ripartire. Di essere guida in tutte quelle singole scelte che faranno la differenza tra la rovina e la rinascita del nostro Paese".

"Insomma, mai come in questo momento, i professionisti sono incaricati di una missione importante. Una missione da cui dipenderà molto del futuro della nostra Italia, alle prese con uno dei momenti più duri e difficili dai tempi delle Guerre Mondiali".

"Per riuscire a rialzarsi, ora, però, serve seguire la luce e cercare di fare del buono nel mondo, seguendo un insegnamento antico, ma quanto mai attuale. Già nel quattordicesimo secolo, infatti, Dante Alighieri, nella sua Divina Commedia, per bocca di Ulisse, nei gironi dell'Inferno, enunciò un principio diventato poi celeberrimo: uomini, fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza. Se l'Italia avrà la forza di seguire virtù e conoscenza, infatti, penso proprio che il sole tornerà presto a splendere sopra il nostro Bel Paese".