Investimenti per impianti intensivi di castagno: sono Spagna e Portogallo le nazioni più attive su questo fronte. Ne parla l'esperto Luciano Trentini, intervenuto al recente convegno "Il rinnovo della castanicoltura" organizzato dal CSDC di Marradi.
"Dopo le previsioni di produzione a livello nazionale (cfr. FreshPlaza del 5/11/2020), è il momento di fornire un quadro più completo della situazione europea nel 2020. Come già più volte ribadito, l'Europa in questi ultimi decenni ha perso parte del suo patrimonio castanicolo, tanto che oggi risulta deficitario. Secondo le previsioni della rete europea "Eurocastanea", sarebbero necessari ulteriori 40.000 ettari di nuovi impianti per riequilibrare la produzione persa in questi ultimi 50 anni".
Luciano Trentini
"Gli operatori più attivi nel reinvestire in nuovi castagneti sono stati gli spagnoli e i portoghesi, che hanno messo a punto piani nazionali e regionali di sviluppo della castanicoltura da frutto intensiva per incrementare la loro competitività sul mercato europeo. Diamo perciò uno sguardo alla situazione in Europa, considerando i principali paesi produttori e la loro situazione produttiva e commerciale", ha precisato Trentini.
Spagna
Nel 2019, la produzione spagnola di castagne è stata di 25.500 tonnellate, proveniente dalla Galizia (10.000 tons.), dalla Castilla y Leon (7.200 tons), Andalusia (4.800 tons). Circa il 50% della produzione (13.000 tons circa) viene esportata e il migliore acquirente delle castagne spagnole è proprio l'Italia (25%) seguita dalla Francia (13%) e dal Portogallo (7%). Complessivamente, il valore delle castagne esportate supera i 25 milioni di euro. Le previsioni per l'annata in corso indicano una produzione in leggero aumento, stimata in 28.000 tons. Il miglior calibro e la migliore allegazione sono state favorite da condizioni meteo positive, grazie a piogge regolari sia in primavera che in estate. Tuttavia esistono problematiche che possono incidere negativamente sulla qualità e quantità dei frutti, come ad esempio la forte presenza di Gnomoniopsis segnalata in alcuni areali dell'Andalusia, o la presenza della Vespa cinese in Galizia e nel Bierzo, dove il danno potrebbe superare il 30%.
Un impianto in Portogallo (foto L. Trentini)
Portogallo
Nel 2019, la superficie coltivata a castagno ha raggiunto i 40.000 ettari, mentre la produzione è di circa 50.000 tonnellate. Le aree produttive di maggior interesse sono a Padrela, (13.200 ha), a Terra Fria (18.500 ha), Soutos de Lapa (6000 ha), Marvao - Porto Allegre (6000 ha). Tutta le aree citate sono contraddistinte dalla presenza di singole DOP. Nel 2020, secondo i dati forniti i nella conferenza di Eurocastanea, è stato stimato un ritardo della raccolta di circa 10 giorni. I calibri dei frutti sono medi e il mercato sia interno che estero si presenta attivo.
Le esportazioni del Portogallo nel 2018 sono state di 15.000 tons, per un valore di 45 milioni di Euro (3 euro/kg). Anche in questo caso, l'Italia acquistando il 55% della produzione risulta il primo acquirente. Una parte rilevante della produzione portoghese deriva da nuovi castagneti.
Francia
Nel tempo, la produzione francese di castagne ha subito un rapido declino: negli ultimi 60 anni è diminuita del 90%. Oggi la superficie raccolta è di poco superiore ai 10.000 ha, ma ancora tendenzialmente in riduzione a causa del fatto che la maggior parte dei castagneti sono allocati in aree interne di montagna e in altre zone sfavorevoli. Questi castagneti sono comunque, a oggi, in grado di fornire il 60% della produzione complessiva di castagne e marroni appartenenti al genere Sativa.
Giovane castagneto in Francia (foto L.Trentini)
La rimanente quota del 40% della produzione francese deriva da nuovi e moderni castagneti assimilabili ai frutteti coltivati con cultivar ibride (Bouche de Betizac , Marigoule ecc.). Questi nuovi castagneti sono in forte sviluppo, anche se la qualità non sempre soddisfa le aspettative. Per l'anno 2020, la produzione complessiva è calcolata in 7.500 tonnellate. La regione delle Ardéche è quella più importante, dove si coltivano circa 5000 ettari, in grado di fornire una produzione stimata superiore a quella dell'anno precedente.
In Nuova Aquitania, la superficie coltivata è di 1.800 ettari di vecchie e nuove varietà. Nel 2020 soprattutto per le nuove varietà, in particolare per la Busch de Betizac, si prevede una riduzione della produzione superiore dal 30%.
Nella Regione Occitania, dove sono presenti circa 2000 ettari di castagneti, l'annata si prevede normale e la quantità raccolta potrebbe aggirarsi intorno alle 1000 tons.
Anche nella regione del Var, dove sono coltivati circa 2000 ha, la produzione è buona, ma le scarse piogge hanno inciso negativamente sul calibro.
In Corsica, infine, la superficie coltivata si aggira intorno ai 700 ettari. La produzione che si raccoglie è simile a quella del 2019 ed è destinata prevalentemente alla produzione di farina (AOC Farina castagnina Corsa).
Austria
In Austria si può affermare che la produzione delle castagne sia una pratica piuttosto giovane: basti pensare che nel 2014 la superficie coltivata era di soli 23 ettari, saliti a 111 ne 2018 e a 135 nel 2010. La produzione di quest'annata si stima prossima alle 120 tonnellate, che vengono commercializzate quasi esclusivamente sul mercato fresco. In genere, i prodotti trasformati che si trovano sul mercato austriaco sono quasi tutti di importazione. Dal 2012 ad oggi, in questo paese è stato avviato un importante processo di ammodernamento della produzione di castagne e marroni, attraverso la costituzione di nuovi impianti ad alta densità.
Turchia
La castanicoltura turca va assumendo una crescente importanza nel panorama produttivo e commerciale europeo e non solo. Il clima di alcune aree di questo paese risulta particolarmente vocato a questo tipo di coltivazione. E' soprattutto nelle aree di Aydin e di Bursa che si concentra la maggioranza della produzione. Nel 2019, la Turchia ha prodotto oltre 70.000 tonnellate, ottenute dalla coltivazione di circa 127.000 ettari. Sempre nello stesso anno, l'80% delle esportazioni turche di castagne sono state inviate in Italia. Nel 2018, invece, sono state esportate circa 14.000 tons, per un valore complessivo di 36 milioni di dollari. Per quanto riguarda la produzione 2020, globalmente si stima che il raccolto sarà inferiore del 10% circa rispetto alla scorsa annata e pari poco meno di 65.000 tons L'inizio della raccolta è avvenuto con circa 10 giorni di ritardo rispetto all'anno precedente.
Grecia
In Grecia, la superficie coltivata è di circa 10.000 ettari, mentre la produzione si presume sarà compresa fra le 15.000 e le 17.000 tons, più bassa rispetto al 2019 a causa soprattutto dell'andamento climatico sfavorevole. Vento forte e bassa piovosità hanno inciso sulla quantità e sul calibro di frutti. Importante è anche la presenza di Gnomoniopsis che inquieta i castanicoltori greci che stanno osservando negli anni un continuo incremento della presenza del fungo.
Albania
Questo paese è forse l'ultimo giunto alla ribalta della scena castanicola europea. In questi ultimi anni, la sua produzione proveniente dalle zone di Reç, Tropoja, è aumentata e quasi certamente continuerà questo trend di sviluppo per effetto di nuovi investimenti. Le castagne esportate sono collocate presso le industrie di trasformazione, in particolare quelle italiane. Le esportazioni hanno raggiunto valori economici molto importanti. La maggior parte della produzione deriva da vecchie piante secolari delle zone montuose, ma è in atto una nuova tendenza verso castagneti più moderni coltivati con varietà maggiormente richieste dal mercato.
"Il centro di studi e documentazione sul castagno (CSDC) di Marradi - conclude Trentini - attrezzato per poter svolgere attività didattiche anche a distanza, resta a disposizione di tutti i portatori di interesse verso questa preziosa specie".