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Intervento di un'azienda vivaistica

Libero mercato o liberi di evadere le royalties?

L'articolo della scorsa settimana relativo alla ricerca (cfr. Freshplaza dell'8/07/2020) ha destato parecchie reazioni. Fra queste anche quella dell'azienda Geoplant Vivai, della quale ospitiamo un ampio e articolato intervento.

"Abbiamo letto con attenzione quanto dichiarato da un operatore commerciale su Freshplaza dell'8 luglio in un articolo dal titolo Ricerca e nuove varietà, attenzione ai bidoni; in particolare ci hanno colpito due passaggi sui quali vorremmo soffermarci nel merito.

Tutti vogliono licenziare varietà nuove, ma la maggior parte non andrà bene perché non sono state sufficientemente testate nei diversi areali.

Questo è un tema particolarmente ostico sul quale si è dibattuto molto sia all'interno del mondo vivaistico che sui vari tavoli interprofessionali purtroppo senza trovare soluzioni condivise. Di fatto, in Emilia Romagna, col venire meno dei progetti di selezione e valutazione pubblici iniziati negli anni '80 – '90 che, pur con qualche limite, erano riusciti a dare indicazioni utili sia al mondo produttivo che a quello vivaistico ci si è affidati solo al lavoro dei Privati (Coop, Vivaisti e Breeder). Questi, presso loro strutture o presso Aziende terze, dovrebbero testare le nuove accessioni prima di proporle sul mercato. Sinceramente quel "tutti" che l'operatore commerciale usa nelle proprie affermazioni e la costante generalizzazione che traspare dalle sue parole è ingeneroso per la semplice ragione che ognuno deve rispondere della propria condotta e della propria professionalità senza per forza ricadere in retoriche generalizzazioni. Geoplant Vivai già da anni si è dotata di frutteti dimostrativi dedicati esclusivamente alla valutazione pomologica e agronomica delle nuove varietà per offrire ai nostri clienti prodotti che diano ampie garanzie di valore pomologico e commerciale. Valutare una varietà richiede tempi lunghi ed esperienza e a volte si possono commettere errori di valutazione ma il lassismo o addirittura la malafede sono concetti totalmente estranei alle nostre consuetudini. 

Foto d'archivio

Altro passaggio su cui vogliamo soffermarci:

...un esempio che è capitato a un mio agricoltore: aveva comprato degli astoni a 12 euro, ma grazie all'OCM li ha pagati 'solò 6. Però nel libero mercato costavano 3 euro. 

In questo passaggio si fa riferimento a due temi che sono dei veri e propri nervi scoperti per noi Vivaisti ovvero royalties e abusivismo varietale. Le Royalties molto spesso contribuiscono in maniera determinante all'aumento dei costi del materiale vivaistico ma sono doverose e necessarie perché solo così è possibile finanziare ricerca e innovazione ma quando raggiungono percentuali da capogiro e sono superiori al costo di produzione delle piante sono ingiuste e favoriscono la contraffazione inoltre questi importi finiscono in gran parte all'estero drenando ricchezza dai comparti produttivi nazionali a tutto vantaggio dei nostri concorrenti stranieri. Esistono diversi programmi di breeding italiani al 100% in grado di offrire varietà di ottimo livello a costi nettamente inferiori rispetto a molti programmi di breeding stranieri, quindi ... perché non puntare maggiormente sulla nostra Ricerca anziché lamentarsi inutilmente?!

Un ultimo aspetto che ha colto la nostra attenzione è il richiamo al "libero mercato" dove tutte le varietà magicamente costerebbero poco o niente. Questo "libero mercato" non ci sembra altro che la versione edulcorata del mercato nero o abusivo dove aziende vivaistiche producono varietà protette in maniera illegale in barba a tutte le leggi sulla protezione della proprietà intellettuale e a tutte le norme sanitarie vigenti. Pensiamo veramente che il futuro della frutticoltura italiana passi attraverso la mancanza di controlli e all'abusivismo varietale?