"Nessuno sa cosa piantare, perché c'è una grande confusione e la ricerca procede senza una meta, a causa della mancanza di finanziamenti". Lo afferma un importante operatore commerciale ortofrutticolo romagnolo, il cui intervento già alcuni giorni fa aveva scatenato molti riscontri e repliche (cfr. FreshPlaza del 30/06/2020) sul tema degli acquisti da parte della Gdo.
"Tutti vogliono licenziare varietà nuove, ma la maggior parte non andrà bene perché non sono state sufficientemente testate nei diversi areali. E a pagare lo scotto principale sono in primo luogo gli agricoltori, in secondo luogo il sistema Italia, che non ha mai prodotti uniformi e di punta da proporre alla Gdo estera".
L'operatore mette in guardia anche dalle novità del momento: "Tanti business plan fanno i conti da qui a 20 anni, vedi il noce, considerando le plv attuali anche nel futuro e ammortizzando i costi attuali in tanti anni. Ma chi dice che fra 10 anni le noci costeranno quanto oggi? Che dire poi dell'OCM che paga al 50% il costo delle piante, ma spesso le medesime si trovano, sempre certificate e garantire, al 50% del costo? Per fare un esempio che è capitato a un mio agricoltore: aveva comprato degli astoni a 12 euro, ma grazie all'OCM li ha pagati 'solo' 6. Però nel libero mercato costavano 3 euro!".
"Chi ricorda quando, nei primi anni '80, il Crea Roma e Pisa, con diversi ricercatori, si concentrarono sulle pesche piatte, arrivando a buoni risultati? Solo che, dopo pochi anni, i finanziamenti per la ricerca si esaurirono, mentre in Spagna continuarono a investire basandosi sulle nostre conoscenze. Ora la Spagna domina anche questo mercato, mentre l'Italia, come al solito, annaspa".