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Nel fine settimana scorso la flessione, cosa succedera' adesso?

L'ortofrutta da sud a nord ai tempi del Coronavirus

Arrivano le prime ripercussioni da Coronavirus anche in Sicilia. A lamentare il nuovo andamento sono proprio gli operatori del mercato ortofrutticolo di Vittoria, uno tra i più grandi mercati alla produzione d'Europa.

Al netto delle presunte richieste dall'estero di merce esente da Coronavirus (vedi news correlata) - come se poi esistesse un pericolo da contaminazione alimentare! - sono di venerdì sera alcune considerazioni raccolte nell'ambiente del mercato ortofrutticolo di Vittoria.

Il mercato ortofrutticolo di Vittoria, in una nostra fotografia di repertorio

"Il calo delle commesse dall'estero, ma anche dall'Italia – aveva detto un operatore del mercato - non dipende certo da fantomatici bollini Coronavirus-free che, per fortuna, non hanno motivo di esistere. La flessione dipende dal fatto che vi è una certa preoccupazione generale, tra le altre cose, per gli autisti dei Tir che devono, talora, attraversare diversi Stati per caricare qui da noi e ripercorrere la stessa strada al ritorno".

"E' chiaro che, in una situazione sanitaria molto fluida come quella attuale, con le varie zone rosse che si estendono da un giorno all'altro, questi operatori della logistica rischiano di rimanere bloccati assieme alla merce e di non poter rientrare in Patria. Ancora più significativa, in questo senso, è la stagnazione dovuta ai consumi ridotti. La gente al Nord, dopo una prima fase di accaparramento incontrollato delle derrate alimentari, esce di meno e i mercati di riferimento vivono un calo che si riverbera anche sul nostro lavoro".

Il virus Covid-19 stava condizionando già, a chiusura della settimana scorsa (la nona del 2020), il giro d'affari del mercato di Vittoria, nonostante i prezzi reggessero. Alcune commesse, addirittura disdette, rappresentavano casi isolati nelle ore mattutine, mentre nel pomeriggio la situazione si era acuita. Eppure aleggiava la speranza di una leggera ripresa dei volumi su Milano e altri mercati del Nord Italia.

Ecco cosa è cambiato dal fine settimana scorso a oggi
Adesso, con l'approvazione dell'ultimo Decreto del Presidente del Consiglio dell'8 marzo 2020, tutte le speranze di una ripresa sono di nuovo in discussione, perché la Lombardia e ben 14 province (Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell'Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cussio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia) sono state isolate dal resto del Paese. Il transito di persone, a seguito del Decreto, che hanno assaltato la stazione ferroviaria di Milano per lasciare la Lombardia, riduce la preoccupazione per gli autisti al nulla.

A regolamentare in maniera più diretta il settore dei consumi su larga scala è l'Art. 1 del Decreto, al punto 1 - r), che recita integralmente "nelle giornate festive e prefestive sono chiuse le medie e grandi strutture di vendita, nonché gli esercizi commerciali presenti all'interno dei centri commerciali e dei mercati. Nei giorni feriali, il gestore dei richiamati esercizi deve comunque predisporre le condizioni per garantire la possibilità del rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di un metro di cui all'allegato I lettera d), con sanzione della sospensione dell'attività in caso di violazione. In presenza di condizioni strutturali o organizzative che non consentano il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di un metro di cui all'allegato 1 lettera d), le richiamate strutture dovranno essere chiuse. La chiusura non è disposta· per farmacie, parafarmacie e punti vendita di generi alimentari, il cui gestore è chiamato a garantire comunque il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di un metro di cui all'allegato I lettera d), con sanzione della sospensione dell'attività in caso di violazione". A questo bisogna aggiungere un calo dei consumi derivante da mense scolastiche e dalle altre restrizioni già in vigore.

Senza catastrofismi, ma con i piedi bene per terra e stante ai soli fatti, è possibile affermare che, a partire da oggi (lunedì 9 marzo 2020) gli stili di vita di tutti gli Italiani cambieranno per un periodo di tempo che, al di là dei decreti, non è dato conoscere.

Il MIPAAF chiarisce che, "in relazione al DPCM 8 marzo 2020, i prodotti agroalimentari possono entrare e uscire dai territori interessati da restrizioni. L'attività degli operatori addetti al trasporto è un'esigenza lavorativa: il personale che conduce i mezzi di trasporto può entrare ed uscire dai territori interessati e spostarsi all'interno di essi, limitatamente all'esigenza di consegna o prelievo degli stessi prodotti".

Resta molto remota, dunque, la possibilità di fermare il comparto, perché le persone devono mangiare e bisogna andare avanti con le cautele (sanitarie) del caso. E' il momento di attenersi alle regole e soprattutto ai fatti senza scendere (non è questo il momento) in disquisizioni economiche in una fase epidemiologica vicinissima alla pandemia: senza salute, non vi è alcuna economia!

Le organizzazioni di categoria, intanto, fanno registrare la loro presa di posizione e, dal canto loro, chiedono la moratoria delle scadenze, specialmente quelle fiscali e contributive.