Erano i primi anni '80 quando Pietro Cimatti iniziava lo studio del glifosate. Oggi, a 40 anni di distanza, nella sua veste di affermato e conosciuto consulente frutticolo in tutto il nord d'Italia, non ha cambiato opinione. "E' una molecola sicura. Iniziai le prime prove quando lavoravo con una multinazionale svizzera e, dopo questi studi, mi resi conto che era sicura ed ecocompatibile. Sì, avete capito bene: ecocompatibile, perché il diserbo chimico, effettuato con raziocinio, permette di risparmiare molti passaggi meccanizzati e, quindi, consumo di carburante, emissioni di CO2, ecc".
Pietro Cimatti, consulente ortofrutticolo
Cimatti non vuole certo contrapporre una tecnica, la lavorazione, al diserbo chimico. "Ma intendo rassicurare sul fatto che il glifosate, dal punto di vista scientifico, è sicuro. Prima di tutto, degrada velocemente: in 5-6 giorni con alte temperature ed entro 10 giorni con temperature più basse. In secondo luogo, e nessuno mai lo dice, non raggiunge la falda, perché non trasloca al di là di 4-5 centimetri nel terreno, neppure in quelli sabbiosi".
L'esperto continua affermando che "già nello standard GlobalGAP del 1992 la molecola era permessa, a dosi ridotte e solo sulla fila. Ovviamente, non si deve abusarne e va inserita in un piano razionale di gestione del frutteto. Ma ormai la storia è diventata una questione di principio, in pratica una sorta di 'guerra' fra Stati Uniti e Germania".
L'unico grande errore effettuato in passato, e tuttora in essere, è l'uso che in alcune nazioni, come il Canada, se ne fa in settembre per essiccare le cariossidi del grano, 15 giorni prima della trebbiatura. "Questo è sbagliato - conclude Cimatti - perché il glifosate nasce come diserbo a terra per frutteti, vigneti e per la preparazione di letti di semina".
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Pietro Cimatti
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