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Analisi su terreno, foglie e magazzino per le produzioni biologiche italiane

Controlli a sorpresa da parte degli importatori olandesi

Gli importatori olandesi hanno una grande considerazione della frutta biologica italiana. Sono molto rigorosi nei controlli, che effettuano spesso a sorpresa personalmente, e cercano solo le produzioni migliori. Lo ha affermato Elisa Benetti che lavora per la società di import export Fairtrasa Holland BV e che è intervenuta a un recente incontro (cfr. FreshPlaza del 17/10/2019).

"Avere la certificazione GlobalGAP è il minimo sindacale - ha detto Elisa Benetti - per poter vendere all'estero in maniera seria. Io acquisto frutta biologica italiana, in particolare mele, pere e kiwi. Inizio la stagione a luglio, con le prime mele bio coltivate nella zona di Verona, per poi proseguire in diverse zone d'Italia. Devo dire che in Piemonte si sono organizzati bene tramite strategie e programmazione a medio-lungo periodo". 

Elisa Benetti

I controlli sono rigorosi: gli operatori olandesi sono molto precisi e non lasciano nulla al caso. "Vengono spesso in Italia per vedere con i propri occhi i frutteti e i magazzini. Quanto scritto sulla carta non gli basta. Inoltre, spesso effettuano prelievi di terreno e di foglie in autonomia. Tramite queste analisi, hanno la controprova se l'agricoltore segue i disciplinari biologici in tutto e per tutto".

Sul fronte del mercato, Elisa ha aggiunto che l'Europa è satura, ma l'Italia è limitata in Asia perché ha pochi protocolli in essere per la vendita nel lontano oriente; in pratica solo in Giappone vi sono accordi interessanti, per il resto si è quasi ovunque bloccati per le referenze più importanti ed esportabili.

Foto d'archivio di prodotto italiano in fase di carico e controllo

"Un'azienda di stampo veramente imprenditoriale - ha concluso - dovrebbe essere iper-specializzata e fare il bilancio di una coltura ogni tre anni, come fanno in Spagna. Spiace dirlo, ma nel Paese iberico sono molto meglio organizzati di noi su tanti fronti. Noi, in Italia, non facciamo mai una seria programmazione".