"Dopo gli scandali sul biologico degli ultimi mesi, diverse catene stanno puntando sul residuo zero. Esselunga già lo faceva, e da pochi giorni anche Carrefour ha lanciato una linea di frutta a residuo zero. Credo che questo debba far riflettere". Ad affermarlo è un importante operatore del nord d'Italia che realizza quasi il 50% del proprio fatturato con il biologico.
"Il problema è che il residuo zero non può esistere - spiega - e infatti in etichetta c'è anche un asterisco che indica lo 0,01 di residuo. Mi domando se questo non possa rappresentare una sorta di inganno verso il consumatore o, per lo meno, un paravento per spostare l'attenzione dal biologico. Anche se negli ultimi mesi ci sono stati degli scandali (pensiamo ai casi di falso bio in Sicilia e in Veneto, solo per rimanere in ambito ortofrutticolo) non credo che si debba mettere in cattiva luce un intero comparto fatto anche di centinaia di aziende che lavorano bene".
L'operatore però sottolinea un'anomalia tutta italiana. "Gli enti certificatori sono 14, o forse 15. Sono troppi. In taluni casi, il controllore è anche controllato e viceversa. Io stento a trovare un ente certificatore che mi dia la assoluta certezza di trasparenza. Credo che il settore dovrebbe comunque farsi un'autocritica e riformarsi, specie sul fronte dei vari enti di controllo".