Nei prossimi dieci anni saranno necessari 48 miliardi di euro di investimenti nei porti europei
Lo sottolinea uno studio realizzato per individuare le future esigenze di investimento dei porti europei e per valutare la passata capacità dei porti di beneficiare dei diversi strumenti finanziari dell'UE che è stato commissionato dall'European Sea Ports Organization (ESPO) in vista della presentazione del proprio contributo alla consultazione pubblica per la predisposizione del nuovo programma europeo Meccanismo per Collegare l'Europa (CEF II) che avrà lo scopo di finanziare i progetti infrastrutturali della rete transeuropea nel periodo 2021-2028 nei settori dei trasporti, delle telecomunicazioni e dell'energia, programma che secondo le previsioni sarà presentato il prossimo 29 maggio.
Lo studio, realizzato da Peter de Langen, Mateu Turró, Martina Fontanet e Jordi Caballé, stima gli investimenti necessari nei prossimi dieci anni in appunto 48 miliardi di euro, fabbisogno dovuto principalmente dovute a fattori esterni quali la crescita dei flussi commerciali, le nuove tendenze nel settore marittimo, la decarbonizzazione e altri requisiti ambientali, la digitalizzazione, l'automazione, lo sviluppo urbano e le sfide alla sicurezza. Nonostante questa diversità di esigenze, gli investimenti nelle infrastrutture di base, nelle infrastrutture di accesso marittimo e nei collegamenti con l'entroterra rappresentano oltre la metà dei progetti che gli organismi di gestione portuale prevedono per il prossimo decennio.
Peter de Langen ha precisato che la partecipazione allo studio dei porti europei è stata eccellente, con 73 porti che rappresentano oltre il 60% dei volumi di traffico marittimo dell'UE che hanno fornito informazioni su circa 400 progetti di investimento. "Di conseguenza - ha specificato - ora abbiamo una comprensione dettagliata delle esigenze di investimento dei porti europei".