
Fitta presenza di un qualificato pubblico proveniente da tutta la Sicilia che, tra gli altri intervenuti, ha potuto ascoltare relatori di rilievo nazionale come Felice Assenza, direttore generale Mipaaf, Francesco Gurrieri, vicedirettore Ufficio pagamenti diretti del Mipaaf, Massimiliano Giansanti, presidente nazionale Confagricoltura e Andrea Sisti, presidente nazionale e mondiale dei dottori agronomi e forestali.
Un tema così importante come la Pac e i suoi futuri sviluppi non poteva che trovare sede di dibattito a Ragusa, una delle maggiori province a vocazione agricola del Paese. Spesso, come è emerso dai lavori, bandi e misure sembrano essere "confezionati" in maniera da rendersi quasi ostili ai territori più produttivi; complice anche una politica bisognosa di consensi che fornisce indicazioni molto diversificate per ciascun territorio, finendo per rendere inaccessibili i fondi previsti.

Il 29 novembre scorso, peraltro, la Commissione Europea ha delineato con la sua comunicazione alle istituzioni comunitarie le sue idee per il futuro dell'alimentazione e dell'agricoltura. Si tratta di primo passo in vista della riforma politica agricola comune per il post 2020, che dovrebbe ridisegnare obiettivi e strumenti della Pac nei prossimi anni.

Nel corso dei lavori, il presidente del ordine dei dottori agronomi e dottori forestali di Ragusa, Francesco Celestre (a dx. nella foto sopra), ha chiesto notizie sul rifinanziamento delle misure sull'agroambientale e, in particolare, sul biologico. La Sicilia non può continuare ad attivare somme per rifinanziare tali misure, avendo esaurito il plafond del PSR 2014 - 2020 e necessita pertanto di integrazioni per il settore.
Il convegno di Ragusa s'inserisce con una tempistica perfetta in un momento cruciale, considerato che l'ultima riforma approvata nel 2013 ed entrata in vigore nel 2015 non è certo andata nella direzione dei fabbisogni delle imprese agricole, proprio per i motivi suddetti. Oggi la politica agricola comune è complessa e fortemente burocratizzata e, come evidenziato nel corso dei lavori, contraddittoria laddove non tiene conto degli obiettivi fondamentali. L'agricoltura italiana ha infatti bisogno che l'Ue tenga conto dell'orientamento verso il mercato, un miglior assetto strutturale e una vera e propria modernizzazione strutturale.
D'altra parte, è emerso chiaramente che serve un nuovo atteggiamento per stare al passo con l'Europa, cominciando a rinunciare ai barocchismi che finiscono per annullare ogni beneficio previsto. L'eccessiva caratterizzazione dei territori, certamente tutti meritevoli, comporta però quasi sempre un'inconcludenza deleteria. La prossima Pac deve essere semplice e soprattutto fattibile. Queste e altre indicazioni dovranno essere tenute in considerazione nella stesura delle linee della Pac per il post 2020, anche in relazione alle risorse finanziarie.

Sopra. Tra le nuove priorità delle politiche dell'Unione Europea vi è senz'altro l'incognita degli effetti della Brexit sul bilancio dell'Ue. L'Italia e il suo sistema agricolo dovranno farci i conti da vicino.
Nel corso dei lavori, sono stati sollevati dal pubblico alcuni problemi. Uno di questi ha riguardato gli accordi euro-marocchini, che vengono assecondati pedissequamente in parte, ovvero nella misura in cui il sostegno al Paese extracomunitario in via di sviluppo è totale. Mentre, dall'altra parte, quando l'agricoltura italiana (e quella siciliana) si trovano a soffrire momenti di grave crisi non viene mai applicato l'articolo 7 del medesimo trattato, a tutela delle imprese nazionali.
"L'agricoltura del nostro Paese, priva da sempre di una programmazione vera delle politiche agricole, ha bisogno di essere comunitaria, attenta al tema del clima e competitiva", ha detto Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura.
"Un'agricoltura – ha proseguito Giansanti - legata quindi alle politiche comunitarie, dalle quali non possiamo prescindere pensando a ipotesi sciagurate come quella della nazionalizzazione delle politiche agricole. Per quanto riguarda il clima, c'è bisogno di mettere in campo soluzioni operative a livello comunitario per permettere alle aziende di gestire l'instabilità, fonte di perdite di reddito per le imprese. La Pac dovrebbe essere un'integrazione al reddito aziendale, mentre nei fatti è diventata una forma di sussidio. Vero è che le imprese agricole hanno retto meglio l'urto della crisi rispetto ad altri settori, ma oggi perdono sempre più di competitività nel mercato globale".
A margine dei lavori, abbiamo chiesto al direttore generale del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, Felice Assenza, di fornirci qualche indicazione sullo stato dell'arte della prossima Pac.

"In questo doppio scenario s'inserisce, contestualmente, una riforma molto innovativa - ha detto ancora Assenza - che passa da un modello precedente di riforma a livello comunitario, a una che adesso si orienta verso una maggiore visibilità e sussidiarietà degli Stati membri. Verranno fissati degli obiettivi a livello comunitario per ogni Stato membro e poi sarà scelta di ciascuno raggiungere quei dati obiettivi, attraverso misure specifiche. In questo contesto, al di là della flessibilità e sussidiarietà di ogni Stato membro, è opportuno che la Commissione Europea continui a vigilare soprattutto sulla tenuta del mercato unico".
Di capitale ambientale, invece, ha parlato il presidente Conaf, Andrea Sisti, che ha posto l'accento sulla difesa dell'ambiente e sulle peculiarità delle specie autoctone siciliane.