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L'immagine pubblica dell'ortofrutta devastata dalle mele marce dell'agromafia

Quando sui TG nazionali compaiono immagini di mercatini dell'ortofrutta, c'è sempre da aver paura. Un giorno è perché frutta e verdura diventano la causa di rincari incomprensibili, l'altro è perché qualcuno ha da sindacare sui residui chimici nei prodotti freschi.

Ma il colpo inferto dalle mele marce delle agromafie sta diventando il vero e difficilmente rimediabile disastro per l'immagine pubblica dell'ortofrutta.

Le 19 di sera di ieri, 21 febbraio 2017: al termine di una giornata di lavoro intenso, ti siedi a guardare il telegiornale e all'improvviso, nel volgere di pochi minuti, ti trovi cancellati di fronte all'opinione pubblica decenni di impegno, storia e dignità di migliaia di imprese agricole sane. Frutta e verdura diventano il business preferenziale di cosche mafiose, non il campo d'azione di famiglie operose. E non è certo la prima volta...

Viene fuori solo il peggio, e nel fango ci finiscono tutti, trasversalmente, dai produttori calabresi o siciliani, ai distributori del Nord Italia.

Isolare le condotte illecite, denunciare sempre e comunque ogni pratica sospetta, verificare il comportamento di chi svolge ruoli di responsabilità che possono diventare appetibili per altri interessi: un settore fondamentale per l'economia nazionale - e per larga parte sano - come l'ortofrutta, deve trovare prima di tutto in sé stesso gli anticorpi per scongiurare il rischio di infiltrazioni.

Nel frattempo, però, è già tardi: tutte le storie di valore che riguardano l'impresa ortofrutticola continuiamo a raccontarcele solo tra di noi, mentre quello che arriva al grande pubblico è ben altro, con evidente danno per tutti.