
Ora ci sarà il bando ed entro fine gennaio dovrebbe completarsi il collocamento delle quote. Il 60% del capitale della società sarà alienato. Il Comune rimarrà socio di maggioranza relativa con il 33%. Il 7% resta in mano alla Camera di Commercio. Le scelte strategiche si potranno fare sono con una netta maggioranza, quindi il timone dell'ente fieristico resterà in mani pubbliche. La gestione, di fatto, sarà delegata ai privati, nell'ottica di un ragionamento che vede il privato più agile, più reattivo, più lungimirante nelle decisioni rispetto ai tempi della politica.
Soddisfatto il presidente Renzo Piraccini, fautore del progetto insieme al sindaco Paolo Lucchi. "Andremo a realizzare, di fatto, una Public Company con uno zoccolo pubblico che garantirà l'orientamento strategico e di controllo, per cui il suo consenso sarà determinante nelle operazioni straordinarie; mentre la gestione sarà in mano agli operatori".

Renzo Piraccini, presidente di Cesena Fiera
L'ingresso di linfa nuova secondo i fautori della vendita ai privati darà un'ulteriore spinta al Macfrut. Il proposito è quello di proseguire nel rilancio scrollandosi di dosso la polvere del provincialismo per indossare un abito per lo meno nazionale, proiettato verso una dimensione almeno europea.
Il partner "industriale" dovrebbe essere Rimini Fiera (col 20%), ente con il quale vi è una forte sinergia specie per il Macfrut. Gli altri soggetti saranno del settore forniture fieristiche, banche, aziende locali più tre soggetti del mondo ortofrutticolo nazionale. Al momento sono 18 le figure che hanno espresso la volontà di investire in Cesena Fiera.

"Dalla privatizzazione - aggiunge il presidente Piraccini - il Comune di Cesena incasserà almeno 1,76 milioni di euro. La perizia, realizzata nel mese di ottobre, ha attribuito alla società un valore di 3,2 milioni di euro pari a 1,6 euro ad azione".