
Bagnara apre scenari che ai più appaiono sconosciuti. Spesso immaginiamo l'Africa come un paese da carestia dove esportare, tutt'al più, missionari. Ma non è così. "Nelle metropoli africane ci sono sì tantissime persone indigenti, ma c'è anche un 20% di persone ricchissime. E nelle metropoli le produzioni locali non arrivano e comunque non sono ben viste, in quanto manca l'organizzazione nei rifornimenti. In Congo, la scorsa settimana, ho visto le cipolle vendute al dettaglio a 4 dollari, le patate a 5, le nettarine a 15 dollari. E tanta gente acquista senza problemi. Credo che con prezzi del genere ci possano essere margini per tutti. In Africa, il vero problema, è l'eccesso di ricchezza. Lo so, può sembrare un paradosso, ma quando tengo seminari da quelle parti esordisco sempre con questo concetto".
L'economista dice che, per avere un ruolo da protagonisti nei mercati internazionali, occorre essere interlocutori credibili e costanti tutto l'anno. E per far questo occorre allearsi con Paesi complementari. Un po' come fanno i Paesi Bassi, protagonisti ovunque e non certo per merito (solo) delle proprie produzioni.
Ortaggi in un supermercato sudafricano.
"A livello mondiale possiamo essere presi in considerazione solo se possiamo garantire forniture costanti 365 giorni l'anno, e su tutti gli articoli. Il Sudafrica può rappresentare un alleato ideale: è nell'altro emisfero, ha il nostro stesso fuso orario, non è così distante dato che lo si raggiunge in nave container in due settimane circa. Per cominciare ad avere peso nei mercati di tutto il mondo, dobbiamo cambiare mentalità. Occorre allearsi con altre nazioni - conclude - altrimenti resteremo dei 'contoterzisti', chiamati alla bisogna, quando serve... se serve".