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Crescono insolvenza e ritardi nei pagamenti

Regno Unito: piccoli e medi fornitori vittime collaterali della guerra dei prezzi tra le major della Gdo

Ad aprile la catena britannica Tesco ha registrato un calo record delle vendite di 9 miliardi di euro (cfr. FreshPlaza del 23/04/2015). A maggio è toccato ad Asda dichiarare le peggiori vendite dal 1990 a oggi, mentre a giugno Sainsbury's, che due mesi primi annunciava il licenziamento di 800 persone (cfr. FreshPlaza del 29/04/2015), riscontrava il suo sesto trimestre consecutivo di cali delle vendite. Dal canto suo, invece, Waitrose apriva per la prima volta a premi fedeltà e pagamenti a rate. Tutte conseguenze della cosiddetta guerra dei prezzi tra le maggiori catene di supermercati britannici, impegnate in drastiche ristrutturazioni per rimanere competitive e far fronte all'erosione del loro market share da parte di catene più economiche e discount (cfr. FreshPlaza del 22/07/2015).

Tuttavia gli effetti di questa "guerra" non si limitano solo alle major della Gdo, perché come rivela una ricerca sull'insolvenza redatta da Begbies Traynor, specialista del settore, a farne le spese sono soprattutto i fornitori. In 12 mesi - riporta il Guardian citando la ricerca di Traynor - il numero di agricoltori e aziende fornitrici di prodotti alimentari che lottano per la sopravvivenza è aumentato del 50%. Tra aprile e giugno di quest'anno, gli agricoltori e fornitori delle catene di distribuzioni inglese in difficoltà economica erano 1.622, contro i 1.052 dello stesso periodo del 2014; e quasi il 90% di queste realtà che si trovano con l'acqua alla gola sono piccole o medie aziende.


Photo © Geografas | Dreamstime.com - Negozio Tesco a Droylsden, Manchester, UK

I motivi per cui queste aziende lottano per la sopravvivenza sarebbero sostanzialmente due, entrambi legati alla sfida al ribasso. Da un lato ci sarebbe il calo dei prezzi di vendita nei negozi; calo che si ripercuote anche sul pagamento all'origine dei prodotti. Dall'altro ci sarebbe l'insolvenza tout court, tra fatture non pagate e pagamenti in ritardo ai danni dei fornitori; e un rovescio della medaglia di quest'ultimo elemento sono le maggiori spese (legali) sostenute appunto per ottenere i pagamenti dovuti.

E l'impressione dei fornitori - riportata da Traynor e dal Guardian - è che questa situazione non si esaurirà nel breve o medio periodo, ma durerà nel tempo visto; considerato anche che il sistema retail inglese sta cambiando: alcune catene stanno cercando di lanciare produzioni autonome, sotto la propria marca, prodotti alimentari che poi venderanno sugli scaffali, in modo da controllare per intero la filiera e i suoi costi: "un'ulteriore minaccia all'orizzonte per la supply chain alimentare del Regno Unito", sottolinea Julie Palmer, esperta in retail e che ha collaborato con la ricerca di Traynor, intervistata dal Guardian.

Paradossalmente la situazione di insolvenza arriva in un momento in cui gli organi di controllo, nel Regno Unito, sono più vigili che mai: a febbraio il Groceries Code Adjudicator (GCA) ha per esempio lanciato la sua prima indagine sul sistema inglese dei supermercati, così come ha messo sotto inchiesta la stessa Tesco, accusata di aver ritardato i pagamenti ai fornitori per poter mettere in campo promozioni più aggressive.

Oggi il GCA ha il potere di multare le catene di distribuzione fino all'1% del loro fatturato nel caso violino il codice di condotta commerciale, ma una recente indagine rivela come un fornitore su 5 delle 10 maggiori catene di distribuzione sia riluttante nel denunciare alle autorità violazioni del codice, nel timore di ulteriori ripercussioni.

Rielaborazione FreshPlaza su fonte www.theguardian.com