La diffusione di questo patogeno è stata in parte dovuta alla commercializzazione di materiale di propagazione-vegetale privo di adeguate verifiche, ma soprattutto alle limitate conoscenze sulla biologia-epidemiologia del batterio.
Attualmente le strategie di difesa attuate non hanno portato a risultati soddisfacenti. In Giappone, Cina, Corea e Cile è autorizzato l'impiego di antibiotici che, oltre a non essere efficaci, inducono lo sviluppo di ceppi di Psa antibiotico-resistenti; in Nuova Zelanda è stato autorizzato l'impiego di 2 agrofarmaci a base di streptomicina e kasugamicina, ma a maggio 2014 l'incidenza della malattia era dell'81%.
In Italia si stanno invece sviluppando strategie di difesa fitosanitaria a basso impatto ambientale attraverso l’impiego di microorganismi, quali isolati del genere Bacillus, che sono in grado di produrre molecole attive nell'inibire lo sviluppo di numerosi patogeni.
I ricercatori del Dipartimento di scienze e tecnologie per l'agricoltura, le foreste, la natura e l'energia (Dafne) dell'Università della Tuscia (Viterbo) hanno condotto una serie di sperimentazioni dal 2010 al 2013 e hanno trovato che il Bacillus amyloliquefaciens subsp. plantarum (Bap) è in grado di contrastare lo sviluppo, la moltiplicazione e la diffusione del Psa su actinidia; inoltre il bacillo è in grado di sopravvivere sulla pianta in presenza di rame.
Dal quadriennio di prove è infatti emerso che i risultati migliori in termini di contenimento della malattia si sono ottenuti sulle piante trattate con Bacillus in miscela con idrossido di rame. Inoltre la capacità per Bap di sfruttare gli spazi e i nutrienti presenti è risultato particolarmente evidente durante la fioritura, proteggendo i granuli pollinici da Psa.
I ricercatori sottolineano che il presidio fitosanitario utilizzato, sempre registrato, rappresenta l'anello finale di un insieme di attività, quali monitoraggio, prevenzione, potatura, irrigazione, nutrizione, che sono non solo legate e parimenti importanti ma anche in sinergia tra loro. Essi infatti concludono che tenere nella dovuta considerazione tutti gli aspetti agronomico-colturali per poi applicare opportune strategie fitosanitarie sia fondamentale per sostenere la filiera, ma soprattutto per convincersi che la convivenza con il batterio Psa è possibile.
Fonte: Balestra G.M., Gallipoli L., Tagliavento V., Anselmi A., Ercolani A., Renzi M., Mariotti E., Ciarroni S., Mazzaglia A., "Cancro batterico del kiwi: strategie di convivenza", L’Informatore Agrario, Vol. 22/2014, pagg. 50-53.