"Gerlando Burgio (Mazara del Vallo - TP): "Incremento dei volumi di patate di circa il 30%"
A dichiararlo a FreshPlaza è Gerlando Burgio (foto a lato) dell'omonima ditta di Mazara del Vallo, in provincia di Trapani.
Secondo il produttore, l'incremento dei volumi di deve in parte a favorevoli condizioni climatiche, in particolare nel periodo della semina e ad un buon rapporto rese/redditività nell'ultimo raccolto. Inoltre, la campagna 2012/13 delle patate da mensa francesi, che ha fatto registrare prezzi al kg elevati, ha spinto molti ad investire. "Quotazioni che però saranno difficilmente ripetibili", avverte Burgio.
Nonostante questo rinnovato interesse da parte dei produttori, rimangono irrisolti diversi problemi relativi alla fase post-raccolta. L'imprenditore osserva: "Le rese per ettaro sono ottime, ma il prodotto finito ottiene una scarsa redditività. Il consumatore infatti mostra disaffezione all'acquisto del prodotto sfuso che, lavorato ancora artigianalmente, difficilmente si adegua alle mutate esigenze della clientela e della Grande distribuzione organizzata (GDO)."
"Gli sbocchi nei mercati del Nord - prosegue Burgio - risultano difficili a causa della concomitanza di altre produzioni, che rendono anti-economica la commercializzazione delle patate. C'è poi da dire che la varietà delle sementi, cioè la Spunta, non risulta adatta alla lavorazione e al confezionamento, in quanto trattasi di sementi ormai molto vecchie con rese di prodotto, benché abbondanti, non omogenee."
Secondo il produttore, c'è un'oggettiva difficoltà nel far adottare dai produttori nuove e più adatte varietà di patate da semina, che migliorerebbero la qualità delle produzioni e, allo stesso tempo, sarebbero più indicate per la commercializzazione nella GDO e altresì, risulterebbero più idonee alla lavorazione.
In Sicilia domina l'offerta di patate francesi
"Ad oggi, nei mercati della Sicilia occidentale, non si registra una presenza di patate novelle di produzione locale; solo piccoli quantitativi arrivano da Siracusa, ma trattasi di quantitativi irrisori - continua Burgio - Per quanto riguarda il prodotto estero, in particolare quello tunisino (non selezionato, da lavorazione, in big bag), le prime forniture di fine febbraio 2014 non hanno ottenuto un gran seguito, a causa della scarsa attenzione del consumatore finale, e della generale mancanza di richiesta in quel periodo."
"Le merce è arrivata, infatti, in un periodo di calma piatta, con vendite molto basse. La patata tunisina, tra l'altro, non riscontra il favore del consumatore siciliano. Il prodotto italiano (confezionato) è tuttavia pressoché assente, in quanto subisce la concorrenza delle patate francesi che, confezionate in diversi pesi e formati, hanno prezzi talmente concorrenziali da monopolizzare ormai il mercato siciliano."
"La nostra azienda commercializza e distribuisce circa 2.000 tonnellate di patate italiane di varietà Colomba e Agata a marchio 'Gerlando Burgio-la Dorata'. Da marzo a fine giugno commercializziamo patate francesi, in particolare Colomba e Agata, per circa 300 ton."
"I mercati ortofrutticoli delle provincie di Trapani e Agrigento appaiono in forte sofferenza, con volumi sempre più ridotti. La causa principale è la maggiore presenza della GDO: con la continua apertura di nuovi punti vendita, non si riscontra però un beneficio per i mercati, in quanto gli approvvigionamenti ortofrutticoli avvengono da piattaforme proprie, sempre più lontane (Veneto-Campania-Puglia) e molto restie ad acquistare in loco."
Tutto ciò riduce le vendite ai soli ambulanti, botteghe, e piccoli supermercati di prossimità, sempre meno numerosi e con volumi in continuo calo. "Si tratta di un problema di dimensioni sempre maggiori, e al quale si potrebbe porre rimedio soltanto sensibilizzando i buyer a valorizzare il prodotto del territorio. Sicuramente se ne trarrebbe un beneficio da entrambe le parti - conclude Burgio - Si assiste invece ad un lento declino dei mercati tradizionali, a vantaggio dei nuovi sistemi distributivi, che però lasciano prive di sbocchi commerciali intere realtà produttive. Per chi dovrà produrre il coltivatore se, nel suo stesso territorio, in nome della globalizzazione, arriva tutto da altri mercati?".
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