Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber

Pandemia del kiwi nel cuneese: con quali colture sostituire le piante colpite da batteriosi?

Nel corso di un recente incontro del GIE-Gruppo di interesse economico ortofrutta, produttori e tecnici della Cia hanno fatto il punto della situazione del comparto kiwi in provincia di Cuneo. Ne parliamo con il responsabile del Gruppo di Interesse Economico del settore ortofrutticolo, Livio Pautassi e con il tecnico zonale dr. Giovanni Cordero.


Da sinistra: Livio Pautassi e Giovanni Cordero

"La situazione che stanno vivendo i frutticoltori di kiwi è, purtroppo, molto seria", confermano entrambi. "La mancanza di una soluzione tecnica in grado di contrastare efficacemente la batteriosi fa temere la contaminazione totale nei prossimi anni e la scomparsa della coltura nella nostra provincia. Sono, infatti, già più di mille gli ettari che sono stati estirpati, il 25 % dell'intera coltivazione (5.000 ettari) in Piemonte, di cui la maggior parte nel cuneese."

"Il batterio si sta dimostrando invincibile, capace di sviluppare continue mutazioni, un microrganismo incredibilmente dinamico, subdolo, in grado di vivere nel terreno, sulla pianta, sui rami di potatura ed anche di vivere latente sulla pianta per alcuni anni, senza che questa presenti sintomi della malattia e poi fare la sua ricomparsa distruggendo gli impianti" rileva il dr. Cordero.

"Siamo interpellati sempre più sovente da produttori che ci chiedono valutazioni e consigli sulle possibili alternative colturali fermo restando l'indispensabilità di non uscire dal comparto frutticolo", dichiara Livio Pautassi. Con cosa sostituire il kiwi, con il pesco, con il melo?

"La maggior parte dei pescheti piemontesi (circa 6 mila ettari) è in Provincia di Cuneo ed a favore di questa alternativa – rileva il responsabile Gie ortofrutta – non ci sono molti elementi, a cominciare dal prezzo realizzato negli ultimi anni che non sempre è riuscito a coprire i costi di produzione. Va meglio la situazione melicola, che in Piemonte ha un'estensione di 5,4 mila ettari".

"Ci sono almeno 2 punti di forza a vantaggio della mela – informa Giovanni Cordero. - Il primo di natura squisitamente agronomica, legato al fatto che il reimpianto del melo sul kiwi ha ottime prospettive grazie alla fertilità residua del terreno (pari anche al 90-95%). In più, il kiwi non rilascia tossine che intaccano il melo, vi è una completa eliminazione delle radici durante l'estirpo e il terreno mantiene una fertilità ottimale."

"Il secondo, di natura più commerciale, legato al fatto che in Piemonte, ed in particolare nel cuneese, vi è la più alta densità di ettari coltivati con varietà di mele rosse (a cominciare dall'IGP riconosciuta alla "Mela Rossa Cuneo"). Si tratta di un tipo di mela il cui successo è indiscutibile nei paesi esteri, i quali preferiscono un frutto colorato. Il 65% della produzione melicola piemontese, infatti, viene venduto in particolare nei paesi del Medio Oriente, Golfo Persico, dell'Estremo Oriente (Taiwan, Malesia, Indonesia), ma anche in Nord Africa (Libia, Egitto, Marocco, Tunisia) e più recentemente in Brasile. Orientali e Arabi apprezzano molto le mele rosse e dolci. L'80% della produzione di cultivar rosse (Gala, Fuji, Braeburn, Red Delicious), infatti, viene esportata".

"Purtroppo – precisa Livio Pautassi – impiantare un meleto e gestirlo non ha costi da poco, ci vogliono quasi 50 mila euro ad ettaro per allestire un nuovo impianto per poi attendere 3 anni prima dell'entrata in produzione. E', comunque, difficile stimare oggi quale sarà la situazione commerciale delle mele nel prossimo futuro in conseguenza anche dell'aumento degli impianti. Una valutazione economica effettuata dal CReSO ha calcolato in 120 milioni di euro il costo di sostituzione a meleto di 1.000 ettari di kiwi e in 600 milioni di euro la sostituzione dell'intera coltura piemontese, una cifra che spaventa e che, dato per scontato che i produttori da soli non hanno la forza economica per sostenere la riconversione, nessun ente pubblico oggi è in grado di coprire, anche solo in parte".

Data di pubblicazione: