
Il Norte Chico contribuisce in modo significativo al settore cileno delle esportazioni di frutta. Tuttavia, il 66% della sua superficie è destinata a tre sole specie: l'uva, gli agrumi e l'avocado.
Questa mancanza di diversificazione si somma alle esigenze idriche medio-alte di queste colture e agli alti costi energetici dell'acqua di irrigazione, che in queste zone scarseggia.
Il progetto, condotto dal Centro studi delle zone aride (CEZA) della Facoltà di Agraria dell'Università del Cile, ha lo scopo di proporre, come una valida alternativa, l'introduzione di frutti non tradizionali, che presentano minori esigenze idriche ma risultano molto apprezzati nei mercati di nicchia.
Risparmio e mercato
Il mercato di questi frutti non tradizionali sarà orientato principalmente verso l'Europa e l'America.
Oggi un prodotto particolarmente richiesto a livello internazionale è il melograno, che può consentire un risparmio idrico del 36-46% rispetto ad altre specie, come l'avocado. Questo, sommato ai prezzi interessanti realizzati all'estero, spiega il considerevole aumento delle superfici impiantate a livello nazionale cileno negli ultimi cinque anni. Le esportazioni sono rivolte verso l'Europa, la Russia e gli Stati Uniti, mercato che si è aperto per questa specie nella stagione 2009-2010.
Per quanto riguarda i fichi, permettono un risparmio idrico del 24-37%; tradizionalmente venivano esportati solo in Canada e in Gran Bretagna ma, dalla stagione 2010-2011, sono iniziate le spedizioni verso gli Stati Uniti, destinazione principale della scorsa stagione.
I fichi d'India cileni possono consentire un risparmio idrico dell'83-86%. Il Messico è il primo produttore a livello mondiale e anche il più grande consumatore, mentre l'Italia è leader nelle esportazioni. D'altra parte, il Cile è l'unico paese ad avere una doppia produzione di questo frutto: in estate e in inverno.
Il tamarillo offre un risparmio d'acqua fino al 45%. Si tratta di una specie originaria della regione andina del Perù e della Colombia e i suoi frutti sono consumati freschi, in insalata, o utilizzati per salse, marmellate, conserve, gelati e altri dolci.
La pitaya, che permetterebbe un risparmio dell'80% di acqua rispetto ad altre colture tradizionali della zona, viene utilizzata in diverse maniere, come succhi di frutta, marmellate, sciroppi, gelati, conserve, ecc. Israele è attualmente il principale produttore di questo frutto esotico e le sue esportazioni hanno raggiunto prezzi anche di 6 euro/kg.