Nel decreto legge Infrastrutture del maggio scorso, il Governo ha stabilito che il tempo massimo di attesa per lo scarico deve essere 90 minuti, contro i precedenti 120. Oltre l'ora e mezza di attesa, scatta un indennizzo di 100 euro per ogni ora o frazione di ora di ritardo. "Purtroppo attualmente assistiamo a ritardi colossali, sempre più frequenti: attese di 3 o 4 ore per scaricare nelle piattaforme CEDI (CEntro DIstribuzione). Preciso che non tutte si comportano così, non voglio fare di ogni erba un fascio, ma nella maggior parte dei casi è la realtà". La denuncia arriva dall'operatore mantovano Bruno Francescon, specializzato in meloni e angurie.
"Negli ultimi anni, la situazione è andata peggiorando - prosegue Francescon - con tante piattaforme CEDI che hanno esternalizzato i servizi logistici a cooperative. Probabilmente il personale è poco e lo scarico avviene lentamente; il risultato sono tempi di attesa quadruplicati. Mentre fino a qualche tempo fa si riuscivano a fare anche due o tre consegne con un camion e un autista, oggi troppo spesso capita di farne una sola, altrimenti non si rispettano i tempi di guida. E non si tratta di problemi legati a una sola insegna: è una situazione trasversale, a parte, ripeto, qualche raro caso di tempistiche ancora accettabili".
© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.itFoto d'archivio
La conferma della situazione arriva anche da Fabio Vignali, della Vignali LSP (Logistic Service Provider). "Il peggioramento è esponenziale. La cosa che fa arrabbiare è che, se arrivi con 10 minuti di ritardo non ti scaricano, mentre quando sei dentro ti fanno aspettare 3 o 4 ore. Ci vuole anche il rispetto per gli autisti, oltre che per il lavoro logistico che svolgiamo tutti ogni giorno. A ogni modo viaggiare in Italia è sempre più imbarazzante, con infrastrutture inesistenti o da terzo mondo,
"La cosa che più mi lascia di stucco - prosegue Francescon - è che le piattaforme sanno esattamente quanti camion arriveranno ogni giorno e quanti pallet dovranno scaricare, per cui organizzarsi non dovrebbe essere difficile. Non colpevolizzo certo gli operatori addetti allo scarico che, sicuramente, saranno in numero inferiore rispetto a quanto servirebbe, ma ho rimostranze verso coloro che gestiscono questa organizzazione".
"Il problema deriva anche dalla disaggregazione del nostro sistema - interviene l'operatore Leonardo Odorizzi -. Le catene della Gdo lavorano con tanti fornitori, anche sullo stesso articolo, e questo comporta l'arrivo di tanti camion ogni giorno che, in taluni casi, devono scaricare solo una o due pedane. Ma creano traffico... e poi si parla di sostenibilità ambientale! Ci tengono tutti sulle spine, ci fanno caricare una settimana e poi magari dopo due o tre, perché nel frattempo caricano con qualcun altro. Dividi et impera, dicevano i Romani...".
"In Italia - prosegue Odorizzi - ci sono 25 centrali di acquisto e 7000 fornitori: bastano questi dati per capire quanto siamo disorganizzati. Di questi 7000 fornitori, i primi due concentrano il 30% dell'offerta; poi vi sono 15 operatori che fatturano circa 100 milioni ognuno. Gli altri 6983 sono molto più piccoli, fino ad arrivare, in pratica, a singoli produttori. In Italia abbiamo 320 Op contro le 50 della Spagna: forse sarebbe il caso di aumentare il limite minimo per poterne costituire una".
"Credo che questa situazione coinvolga la gran parte delle aziende come la mia - conclude Francescon - e dovremmo far sentire tutti la nostra voce. Forse dobbiamo applicare le penali secondo i termini di legge? Potrebbe essere un'ipotesi; ma in realtà noi del comparto preferiremmo che i problemi venissero affrontati, e risolti, così da tornare a una forma di normalità".
Per maggiori informazioni
https://www.mit.gov.it/autotrasporto