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Biosolutions International Congress: focus su come cambiare le pratiche colturali

Pesche: in Italia in 20 anni dimezzate le superfici coltivate

Eccessi di pioggia, gelate tardive, nuove fitopatie, aumento dei costi e difficoltà nel reperire manodopera specializzata: sono alcune delle cause del drastico calo delle superfici coltivate a pesco in Italia. Di come risolvere alcune di queste problematiche e della situazione internazionale della coltura si è parlato nel Biosolutions International Congress sul tema "Quali Biosolutions per pesche di qualità", organizzato da Agri 2000 Net nel corso di Macfrut, alla presenza di oltre 200 operatori del settore.

© Macfrut/Ricci

"Il pesco è una coltura di grande interesse a livello mondiale, e laddove viene realizzata con tecniche ottimali è in grado di dare grandi soddisfazioni a tutta la filiera - spiegano Roberto Sciolino di Agri 2000 Net, coordinatore del Biosolutions International Event e Ciro Lazzarin, uno dei referenti dell'azienda - L'Italia vuole riconquistare una sua leadership attraverso modifiche nelle tecniche produttive ed organizzative. Le biosolutions, per la crescente domanda di sostenibilità, per l'acuirsi delle problematiche biotiche ed abiotiche e delle richieste del consumatore, possono diventare 'perno' fondamentale per impostare linee tecniche innovative capaci di rendere la coltivazione del pesco sempre più profittevole per i produttori agricoli del mondo".

Per l'Italia del nord è intervenuto Ugo Palara, direttore tecnico di Agrintesa. "L'Emilia-Romagna arriva da un quinquennio in cui la produzione di pesco ha vissuto qualche problema, così come in tutta l'area dell'Italia centro-settentrionale. Le problematiche sono diverse, in primis le difficoltà per l'agricoltore legate al cambiamento climatico, alle gelate tardive, all'eccesso di pioggia, alle temperature elevatissime e persino alle alluvioni. Dobbiamo affrontare i problemi con sistemi efficaci. A mio parere il comparto del pesco può avere una ripartenza redditizia. Le Biosolutions innovative sono incentrate su sostenibilità ed efficienza produttiva fondamentali per migliorare la resilienza delle colture e la capacità rigenerativa. Il futuro è nella sostenibilità e l'agricoltura italiana non ha mai negato di voler andare verso la sostenibilità".

© Macfrut/Ricci

Carmelo Mennone, direttore ricerca di ALSIA ha fatto il punto sulla situazione con particolare attenzione al Sud Italia: "Nel 2003 in Italia si contavano 64.553 ettari coltivati a pesco (dati ISTAT), con il 21,8% localizzati in Emilia Romagna e il 26,4% in Campania. Nel 2024 gli ettari sono scesi a 36.692, con solo il 6,6% in Emilia Romagna e un 38,8% in Campania. Il baricentro produttivo si è spostato al Sud, ma le problematiche rimangono comuni. La peschicoltura è diffusa in maniera non omogenea sul territorio, ma è fortemente specializzata ed innovativa".

Davide Neri, direttore del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell'Università Politecnica delle Marche, ha messo in evidenza l'importanza di salvaguardare il benessere dell'apparato radicale, troppo spesso trascurato. La radice, se ben ramificata, è in grado di migliorare sensibilmente la resilienza della pianta. Possono favorire il suo sviluppo l'impiego di residui vegetali nel sottofila e l'utilizzo di biostimolanti a base microbica".

Per dare un quadro internazionale del pesco a livello internazionale è intervenuto Estanis Torres, specialista ricercatore in peschicoltura all'Istituto Irta della Catalogna. "Le coltivazioni di pesche e nettarine sono le colture fruttifere più importanti in Spagna, con oltre 1,5 milioni di tonnellate (rappresentano il 43% della produzione di pesche dell'UE). Da sperimentazioni svolte dal nostro istituto è stato dimostrato il contributo dei biostimolanti nel contrasto agli stress abiotici. In particolare, l'applicazione fogliare di biostimolanti a base di antiossidanti, osmoprotettori e crioprotettori aumenta la tolleranza dei fiori di pesco allo stress da gelo, i biostimolanti a base di silicio possono aumentare la tolleranza degli alberi di pesco allo stress da siccità, mentre i trattamenti con calcio e biostimolanti a base di silicio possono ridurre l'avvizzimento nelle nettarine".

A presentare le biosolutions innovative per il pesco sono stati: Paolo Bacchiocchi, Agronomic & Digital Innovation Specialist di Bayer Crop Science; Michaela Sacchetti, Marketing Manager di Ascenza; Matteo Paganelli, Technical Advisor Gowan Italia.

© Macfrut/Ricci

Paolo Bacchiocchi di Bayer Crop Science ha presentato Vynyty Pro Press, una soluzione in gel biodegradabile per il controllo della tignola orientale del pesco (Grapholita molesta). Il prodotto si basa sulla tecnica della confusione sessuale, grazie al rilascio lento e costante di feromoni. Il gel è composto da ingredienti naturali, come cera e olio di girasole.

Michaela Sacchetti di Ascenza ha illustrato le caratteristiche di Valesco®, prodotto a base di estratto di ortica, efficace contro gli afidi e agisce sia in modo diretto sul patogeno, sia in modo indiretto stimolando le difese naturali della pianta. Ha inoltre presentato Prev-Am® Plus, prodotto caratterizzato da un olio essenziale di arancio dolce con azione insetticida, fungicida e acaricida. La sua efficacia si basa prevalentemente su un'azione di contatto ed è dimostrata la sua efficacia contro gli adulti e gli stadi giovanili. Entrambe le soluzioni fanno parte dell'innovativa Linea Blexia.

Matteo Paganelli di Gowan Italia ha presentato Remedier®, un agrofarmaco biologico a base di Trichoderma asperellum e Trichoderma gamsii. Il prodotto, impiegabile sulle drupacee per prevenire i cancri rameali, agisce attraverso tre modalità: compete con i patogeni per spazio e nutrienti, esercita un parassitismo diretto riducendo lo sviluppo del patogeno, e crea una barriera protettiva in grado di colonizzare le micro-ferite, potenziali siti d'ingresso.

Per maggiori informazioni: www.agri2000net.com

Data di pubblicazione: