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Una filiera sostenibile: dalle aromatiche agli oli essenziali

Le piante aromatiche, od officinali, sono un'ampia categoria di specie botaniche che hanno in comune proprietà sensoriali, biologiche e farmacologiche. Negli ultimi anni il comparto è in rapida evoluzione, grazie soprattutto all'introduzione di tecniche innovative sia dal punto di vista agronomico sia per l'estrazione dei principi attivi.

Rosmarino in distillazione

Secondo la Federazione Italiana Produttori di Piante Officinali, i produttori italiani specializzati in questo settore sono circa 450, per una superficie totale è di circa 6.000-9.000 ettari - esclusi i prodotti freschi da industria e quelli destinati al mercato ortofrutticolo - inoltre, le specie coltivate e/o raccolte sono circa 130, a fronte di un numero di specie coltivabili pari a 142. Il valore di mercato della filiera delle aromatiche si aggira tra 0,7 e 1,1 miliardi di euro (FIPPO, 2015) e si prevede che la produzione mondiale di piante medicinali e aromatiche aumenterà fino a 5.000 miliardi di dollari entro il 2050.

Il settore assume interessanti connotazioni anche per l'economia agricola italiana, soprattutto nella prospettiva dei cambiamenti climatici e di modificazioni della disponibilità delle risorse, in particolare quella idrica, in area mediterranea.

Rosmarino in estrattore

Le aziende agricole del territorio ibleo, in prevalenza ortive e florovivaistiche, stanno facendo fronte a diverse difficoltà, dovute da un lato alla carenza di risorse idriche, dall'altro all'incertezza dei mercati, causata principalmente dalla competizione sul prezzo. Puntare sulla diversificazione colturale appare come una delle migliori strade per vedere garantita una redditività di lungo periodo, svincolata dalla dipendenza da risorse sempre più scarse e costose. Incamminarsi verso la trasformazione di prodotti agricoli di alta qualità in filiera corta potrebbe favorire la costruzione di nicchie di mercato capaci di assicurare il reale valore del prodotto.

È questa la sfida di Insole: promuovere la produzione sostenibile di piante officinali da affiancare alle colture ortive e florovivaistiche, anche con specie endemiche ed ecotipi locali, e parallelamente accorciare la filiera produttiva degli oli essenziali, innovando i metodi di estrazione per renderli sempre più efficienti, sostenibili e di qualità.

Dopo uno studio sulla specificità delle essenze da coltivare, il Gruppo di Agroecologia della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa ha coinvolto una decina di aziende agricole per l'applicazione di pratiche sostenibili di agricoltura biologica o integrata per verificare la capacità di adattamento delle specie ai diversi ambienti e a ripetuti stress fisiologici.

I risultati incoraggiano la coltivazione di specie officinali e spingono allo sviluppo di strategie mirate a potenziare la capacità di queste piante a tollerare in modo efficace lo stress idrico. La carenza d'acqua può infatti esercitare diverse influenze sulle piante officinali, manifestando effetti sia sulla loro morfologia sia sulla produzione di oli essenziali. Si possono attivare meccanismi di difesa, come la chiusura degli stomi, con conseguente limitazione degli scambi gassosi, così come un'aumentata produzione di metaboliti secondari indotti dallo stress e quindi di disponibilità di oli essenziali.

In diversi casi, dunque, una moderata limitazione idrica può aumentare sia la resa sia la qualità degli oli essenziali, con alterazioni nella loro composizione chimica che - se controllate - possono dar luogo a prodotti caratterizzati e valorizzatili.

Naturalmente occorre individuare soluzioni agronomiche efficaci per controllare gli effetti dello stress idrico e sviluppare strategie di coltivazione in grado di mitigarli. Allo stesso tempo, è importante introdurre innovazioni nei metodi di estrazione per far sì che la qualità della biomassa messa a disposizione venga garantita nel processo di trasformazione.

La collaborazione con l'Istituto Nazionale di Ottica del CNR di Pisa, ha permesso lo sviluppo di un prototipo innovativo di estrattore in corrente di vapore, con l'inserimento di antenne coassiali a microonde, allo scopo di ottimizzare la quantità degli oli essenziali prodotti e minimizzare l'uso di energia. Dopo i vari perfezionamenti, realizzati nelle fasi di progetto, ci si è concentrati sulla realizzazione di un reattore ibrido in cui la biomassa viene inserita a secco e tramite una fiamma a gas viene portata a ebollizione una piccola quantità di acqua (5 l) che, producendo vapore, provvede all'estrazione degli oli essenziali. L'applicazione simultanea di 3 antenne coassiali, alimentate da 3 magnetron da 800 W, permette di ridurre i tempi di estrazione, ottenendo buoni risultati quantitativi di prodotto.

Olio essenziale di rosmarino

Con l'utilizzo di questa nuova tecnologia di estrazione, ciò che risulta significativo, oltre alla resa, è la qualità degli oli essenziali ottenuti. Il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell'Università di Pisa, che ha condotto le analisi sui campioni, ha evidenziato la presenza di molecole interessanti per le loro proprietà antifungine, antivirali, antibatteriche, antitumorali, antiossidanti e antinfiammatorie, quali geraniolo, timolo, mirtenale, pinene, borneolo.

I risultati mettono in luce che, a parità di metodo di estrazione, la resa e la composizione degli oli essenziali dipendono da molti fattori e in particolare dalla specie botanica, dall'età della pianta, dal periodo di raccolta, dalla modalità di coltivazione, dalla tipologia di terreno. Una maggiore consapevolezza e un maggior controllo delle pratiche possono rendere l'agricoltore in grado di realizzare prodotti stabili che suscitano un interesse crescente nel settore della salute e del benessere. Il progetto include lo studio di specifiche strategie di marketing che possano valorizzare un prodotto così strettamente legato al territorio e guidare le aziende nello sviluppo di canali alternativi di vendita e nuove nicchie di mercato.

Le ricadute sul territorio assumono caratteri di positività sia per la redditività delle aziende agricole sia perché, mediante l'introduzione di colture diversificate, è possibile valorizzare le aree cosiddette marginali e garantire quella variabilità del paesaggio che rappresenta l'elemento centrale dell'appeal che l'area mediterranea ha da sempre per il comparto turistico.
La tutela della biodiversità ha infatti un valore non solo "in sé" ma anche per la rilevanza che può avere dal punto di vista economico, sociale, paesaggistico e turistico, garantendo così il permanere della ricchezza nelle aree di produzione.

Finanziato dal PSR Sicilia 2014/2022 il Progetto INSOLE ha sviluppato, a partire dal 2021, innovazioni agronomiche e tecnologiche per la coltivazione sostenibile di piante officinali e la produzione di oli essenziali di qualità, intervenendo nel territorio di Scicli (RG).

Per maggiori informazioni:
www.insolesicilia.com