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Progetto Tomatrack

Come valorizzare la filiera del pomodoro attraverso le nuove tecnologie

La competizione internazionale ha implicato la presenza di concorrenti caratterizzati da costi di produzione bassi, con la conseguente riduzione dei margini di profitto per i produttori orticoli italiani.

Gli imprenditori hanno bisogno, dunque, di ampliare i margini di profitto, incrementando l'efficienza di produzione e la qualità del prodotto con un uso sostenibile delle risorse, anche perché i cambiamenti climatici richiedono un continuo adattamento alle sempre più improvvise e violente manifestazioni della natura.

In questo contesto, qui estremamente sintetizzato, l'adozione di nuove tecnologie ICT (information and comunication technologies) nel settore agricolo è divenuta un passaggio obbligato. Tuttavia, il loro utilizzo in Europa, in particolare in quella meridionale, risulta essere ancora molto inferiore rispetto al Nord America e all'Australia.

Il tavolo dei relatori

Quello che si intende con Agrifood 4.0 o Smart Agrifood è una visione della filiera agricola e agroalimentare basata sulla piena adozione delle tecnologie digitali, allo scopo di aumentare la competitività dell'intero comparto. L'innovazione digitale nel settore agroalimentare deve riguardare i diversi anelli che compongono la filiera.

Ed è qui che entra in gioco il Progetto Tomatrack (Psr Sicilia 2014-2020 misura 16.1), che punta a sfruttare al massimo l'innovazione in campo tecnologico nella filiera del pomodoro della zona di Scicli (RG), in Sicilia.

Il progetto ha infatti come obiettivo quello di fornire agli operatori della filiera uno strumento di tracciabilità, che permetta di favorire l'adesione a regimi di qualità e la promozione e informazione sui prodotti di qualità. Non solo! Più specificatamente, Tomatrack si articola su alcuni punti fondamentali a partire dalla già accennata introduzione di tecnologie a supporto di agricoltori e tecnici. A questi deve seguire l'attivazione di strumenti informatici capaci di registrare le operazioni colturali che, una volta elaborate, diano un supporto al processo decisionale, grazie ai dati assimilati. Rilevante è anche la tracciabilità della filiera del pomodoro, dal vivaio al prodotto trasformato; per concludere con la valorizzazione degli scarti di produzione per migliorare il reddito agricolo.

Se ne è parlato in un convegno appositamente organizzato dal titolo "Tomatrack, dal seme alla tavola" , nel corso del quale sono state descritte le "tecnologie informatiche per la tracciabilità della filiera del pomodoro", utilizzate nel progetto. Qui, di valorizzazione del pomodoro attraverso la sua trasformazione ha parlato un tecnologo alimentare, Luigi Gurrieri, focalizzando l'attenzione su "Aspetti e problematiche dell'estrazione del licopene dal pomodoro", facendo emergere le caratteristiche nutraceutiche del frutto che, per molti aspetti, diventano ulteriormente interessanti dopo un'adeguata cottura.

A entrare nel vivo delle ICT è stato invece Mauro Roscini di Agricolus Srl, il quale ha parlato di "Strumenti digitali per la gestione della serra: la tecnologia Agricolud". L'esperto ha affrontato l'applicazione della sensoristica alle coltivazioni agricole, soffermandosi su quelle utilizzate in una serra tecnologica. Poi è stata la volta di Stefano Carlesi, ricercatore presso la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, il quale ha introdotto ai presenti il tema "Agroecologia in serra: un nuovo paradigma per le produzioni di pomodoro". L'argomento relativamente "Efficientamento strutturale delle serra", infine è stato trattato da Federico Leoni, anch'egli della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa.

Slide di Federico Leoni

In particolare Leoni ha toccato il tasto della maggior resa delle colture in presenza di serre tecnologicamente avanzate, riassumendo un po' la sintesi dei lavori.

Una corretta gestione della coltura, con la minimizzazione dell'uso di risorse come acqua e suolo, il minor impiego dei mezzi tecnici di sintesi con una maggiore presenza di insetti utili, il risparmio energetico e la maggiore resa, sono alla base di un progetto che si completa con la trasformazione del prodotto e dei suoi derivati tracciati e in sicurezza.

"Con un investimento superiore, una serra può anche non risentire dell'influenza del clima esterno, o minimizzarla – spiega il ricercatore – È chiaro che il livello di meccanizzazione qui è alto, come è alto il contenuto dell'automazione nei processi di coltivazione. La qualità merceologica che ne deriva è di standard superiori e le rese, contemporaneamente, sono molto più elevate, intorno agli 80 kg/mq, rispetto per esempio a una produzione in serra fredda, tipicamente presente in Sicilia, che non va oltre il 15/16 Kg a mq per una varietà di pezzatura medio grande".

Per maggiori informazioni:
www.tomatrack.eu