Fin da bambino sogno di fare il meccanico di Formula 1, magari della Ferrari. Sono stato modesto, sono consapevole che non potrei fare il pilota, dove le qualità necessarie sono conosciute da tutti e il cronometro è un dato oggettivo dal quale non si scappa.
Immagino di mandare il cv alla Ferrari e di propormi. Nel caso in cui dovessero chiamarmi (eventualità al quanto remota), mi verrebbero fatte domande in sede di colloquio per capire il mio grado di conoscenza dei motori, della meccanica, dell'elettronica… Insomma dovrei dimostrare di essere un esperto.
Ciò non avviene (quasi) mai nel nostro settore. Calco il mondo dell'ortofrutta da un po' di tempo e continuo a vedere quanto è strano questo settore, in cui ci si lamenta di mancati guadagni, marginalità, assetti, operatività, logistica. E guardo gli attori di questo comparto: non tutti professionisti e conoscitori delle dinamiche del settore, a volte non conoscono nemmeno il prodotto che trattano.
Non lamentiamoci, ma cerchiamo di alzare il valore dei professionisti: un dentista deve essere iscritto a un ordine, così come un commercialista e un ingegnere. Allora perché non certificare la professionalità di chi lavora nel campo ortofrutticolo?
A volte ho a che fare con buyer che non sanno neppure come si coltiva un'albicocca o un melone. Perché persone con responsabilità di acquisto o vendita di parecchi milioni di euro vengono scelte senza esperienza nel nostro settore, mandati allo sbaraglio con la sola prerogativa di pagare poco?
Ci sarebbero moltissimi esempi per dare enfasi a quanto ho scritto di getto, solamente per sfogare una frustrazione.
Lettera firmata
"Il paladino verde dell'ortofrutta"