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Raffaella Orsero (Gruppo Orsero):

"Il consumatore cerca la qualità, ma forse non sa come trovarla"

Cinque cluster e cambiamenti nelle abitudini di consumo di frutta degli italiani: è da qui che è partito l'evento di ieri 27 maggio 2024, intitolato "Dare buoni frutti - Gli italiani e le nuove abitudini di consumo di ortofrutta", organizzato da Gruppo Orsero, Ipsos e Corriere della Sera.

L'introduzione è toccata a Ilaria Ugenti (nella foto a lato), corporate reputation leader di Ipsos, la quale ha spiegato che il lavoro di ricerca è stato svolto su interviste, realizzate ad aprile 2024, a un campione di 1.000 individui di età compresa tra 18 e 65 anni, per comprendere gli stili e le abitudini alimentari degli italiani, i canali e le modalità di acquisto e il concetto di innovazione. "Abbiamo identificato cinque macro-gruppi di consumatori di frutta: prevalgono i tradizionalisti (27%), seguiti dagli attenti buongustai (22%), dai food lovers (21%) e dagli innovatori del gusto (18%). Gli esploratori del benessere (12%) rappresentano una nicchia".

"Nonostante le diversità dei gruppi, abbiamo potuto appurare che mangiare frutta è sinonimo di mangiare sano, e mangiare sano significa, prima di tutto, prestare attenzione alla qualità - ha dichiarato Ugenti - Nello specifico della frutta, questa fa parte delle abitudini alimentari degli italiani ed è immancabile nella dieta, a prescindere dagli stili alimentari. Gli italiani consumano in media 7 diversi tipi di frutta al mese: un consumo variegato con una base di frutti tradizionali, come mele, banane e arance, affiancata da alcuni esotici, come ananas, frutti di bosco, avocado e zenzero".

"Riguardo ai driver che guidano le scelte di consumo e acquisto, spiccano stagionalità, rapporto qualità/prezzo e gusto. L'innovazione fa fatica a emergere. Quando, però, si valutano singoli frutti (kiwi, ananas, frutti rossi e uva), entrano in gioco driver come consistenza, qualità, proprietà nutritive e benefici derivanti dal consumo, ma anche il controllo sugli agrofarmaci. L'innovazione continua sempre a rimanere in fondo alla classifica. Se parliamo di altre varietà di frutta, come avocado, zenzero, mango e papaya, il gusto è tra le caratteristiche più importanti insieme ai benefici derivanti dal consumo, alle proprietà nutrizionali, alle informazioni sull'etichetta e al controllo sugli agrofarmaci", ha spiegato Ugenti.

Stagionalità e praticità guidano le abitudini di consumo di frutta. Questa viene mangiata soprattutto durante i pasti principali e durante lo spuntino pomeridiano. Il canale d'acquisto principale risulta il supermercato per oltre 6 italiani su 10. Il fruttivendolo o il mercato rionale svolgono un ruolo rilevante e diverso tra i 5 gruppi. "La scelta del canale è dettata da motivazioni precise e ben distinte - ha sottolineato Ugenti - Il supermercato viene scelto principalmente perché: offre una gamma maggiore di tipi di frutta; dà libertà di scegliere il prodotto come si vuole; costa meno. Il fruttivendolo è più associato alla freschezza del prodotto, all'essere consigliati nell'acquisto e alla selezione dei frutti migliori".

Un italiano su cinque, ossia circa il 20%, ritiene che il concetto di innovazione di prodotto possa essere associato alla frutta e ne riconosce l'importanza. Tra gli user dei frutti innovativi, il 40%, questo aspetto si enfatizza.

Uva senza semi, kiwi giallo e anguria senza semi, per portare un esempio, rappresentano tre nuovi tipi di frutta ampiamente noti agli italiani. "Un italiano su due consuma uva senza semi e uno su tre mangia kiwi giallo e anguria senza semi. Solo un italiano su 10, infatti, non ha mai sentito parlare di uva o anguria seedless e il 18% non conosce il kiwi giallo. Gli user dei 'nuovi' frutti ne riconoscono le qualità specifiche - ha illustrato Ugenti - Per esempio, l'uva senza semi può essere mangiata più facilmente, è adatta a tutti, grandi e piccini, e può essere mangiata ovunque".

"Il consumatore cerca la qualità, ma forse non sa come trovarla"
"Come addetta ai lavori che si occupa di frutta tutti i giorni - ha dichiarato Raffaella Orsero, vicepresidente e Ceo del Gruppo Orsero - da questa ricerca Ipsos mi porto il concetto che il consumatore cerca la qualità, ma forse non sa come trovarla. La qualità è il nostro driver: vedere che il consumatore la privilegia in tutte le sue forme (gusto, proprietà nutrizionali e altro) ci conforta nel lavoro che stiamo portando avanti. Questo però non si traduce necessariamente in una capacità di scelta nel consumatore".

"La ricerca Ipsos è molto qualitativa, ma manca il dato di consumo. In Italia, da ormai 15 anni, in termini di chilogrammi consumati, la quantità di frutta rimane sempre uguale, ma cambia la tipologia: ad esempio, meno pere e più avocado. Quindi si passa da frutti più tradizionali a quelli esotici - ha continuato Raffaella Orsero - Nel consumo acquistano importanza i concetti di fruibilità e praticità di consumo fuori casa, e l'apertura a nuove culture. Tutti i frutti esotici, ad esempio, crescono a doppia cifra: sarà dettato dal fatto che siamo propensi a viaggiare di più e a conoscere e provare gusti nuovi, che vorremmo ritrovare anche a casa nostra".

Sul rapporto qualità/prezzo e la differenza tra prodotti importati e locali, Orsero ha dichiarato che c'è una falsa percezione, cioè che la frutta non costi. "Le buone pratiche agricole necessitano di tanta ricerca e tanto lavoro, perciò la frutta non può costare poco. Il prezzo è, in ogni caso, molto influenzato dalle quantità che il mercato può offrire".

È seguita una tavola rotonda, dove hanno partecipato Matteo Colombini (Co-Ceo e Cfo Gruppo Orsero), Eliana Liotta (giornalista e scrittrice), Ludovica Principato (assistant professor of sustainable business all'Università Roma Tre) e Franco Aliberti, definitosi "cuoco antispreco".

Matteo Colombini ha dichiarato: "Il risultato della ricerca si allinea perfettamente con la nostra missione di offrire i migliori prodotti, indipendentemente dalla loro origine, garantendo un'esperienza di gusto eccellente. Crediamo fermamente che questa sia la via migliore per aumentare il consumo di ortofrutta. Operiamo in modo capillare attraverso tutti i canali di distribuzione, compresi i mercati tradizionali e la grande distribuzione, poiché, come dimostra la ricerca, gli italiani non mostrano una preferenza marcata per un canale di vendita rispetto a un altro".

Eliana Liotta si è focalizzata sulle proprietà nutritive e il piacere di mangiare la frutta, definendo quest'ultima il "dessert della natura, un dolcetto che gli alberi ci regalano". Ludovica Principato si è soffermata sui cambiamenti climatici e sulla sostenibilità nelle diete. "Un gruppo di scienziati rinomati ci dice che per mantenere i sistemi agroalimentari entro i limiti ambientali bisognerebbe portare avanti tre elementi chiave: spostamento verso diete più sane e sostenibili; innovazione in agricoltura; lotta allo spreco di cibo". Secondo Franco Aliberti, il cuoco ha la grande responsabilità di fare divulgazione e l'enorme potenziale di arrivare alle persone. "Riproporre il carrello della frutta degli anni Sessanta nei ristoranti potrebbe essere un mezzo per ridare alla frutta il giusto valore".