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"Parole d'ortofrutta" di Giancarlo Amitrano

Il clan degli "agropiattisti"

Nel variegato mondo dell'ortofrutta si annida un'infinita gamma di archetipi umani, ognuno caratterizzato da alcuni aspetti salienti e distintivi che "ci" rendono unici e facilmente catalogabili. In questa puntata di "Parole d'ortofrutta" tratteremo della categoria degli "agropiattisti".

Si tratta di una "setta" di derivazione prettamente agricola che, indipendentemente dalle rese di campo, dai valori di raccolta, dalle liquidazioni percepite, predica due postulati indissolubili: la mancanza cronica di prodotto e l'impossibilità a coprire le spese con i prezzi correnti, il tutto corredato da una visione prospettica profondamente noir che vede deserto e desolazione laddove oggi si trovano serre o campi coltivati.

L'agropiattista è facilmente individuabile anche ad un primissimo approccio conoscitivo in quanto, normalmente, si presenta come l'ultimo baluardo della sua generazione agricola destinata ad estinguersi dopo la di lui dipartita, o per assenza di eredi dotati della sua stessa capacità di sofferenza, o per aver dirottato gli eredi stessi verso business più redditizi, più umani, più agognabili.

Inoltre, ad una disamina della situazione produttiva attuale e/o futura, lamenta una perenne carenza di prodotto a causa di rese divenute incomparabili rispetto a quelle del decennio precedente, unitamente al fatto che gli investimenti programmati saranno sempre meno dirottati verso il campo e sempre più verso nuove e più redditizie forme di business.

Non manca mai un accenno ben poco velato in primis ai buyers esteri, ma anche, in secundis, ai buyers nazionali sì, ma solo quelli della concorrenza che, al contrario dei presenti, riconoscono le difficoltà del mondo agricolo elargendo senza problemi prezzi più alti della media e permettendo quindi la loro sopravvivenza, che altrimenti sarebbe a rischio estinzione immediata.

E mentre lo proclama, chi di noi non può esimersi dal fare voli pindarici immaginando di poter prima o poi prestare servizio in gruppi così progressisti da gestire i listini al rialzo senza problemi, limiti e preclusioni di sorta?! Nonostante una fede incrollabile nelle proprie convinzioni, non mancano i momenti in cui il dubbio serpeggia, incrinando le sicurezze consolidate nel tempo.

Eh sì, perché come il demonio nel deserto che si presenta inverecondo a tentare il fedele, anche nel mondo agricolo giungono prima o poi quei momenti inattesi ed imprevedibili di esubero di prodotto, di euforia nella raccolta, che mettono a rischio i basamenti dell'agropiattismo.

Sono i momenti in cui si deve indossare il cilicio e, obtorto collo, proporre disponibilità maggiorate a prezzi ribassati, ma sempre con la premessa che durerà poco e che a breve si sconterà il tutto ritornando alla normalità delle piante vuote, assetate ed agonizzanti.

La buona notizia è che, secondo gli scienziati, si può guarire da questo virus con vari cicli di iniezioni di ottimismo, tornando pian piano ad una visione dell'agricoltura progressista e moderatamente illuminata, di certo non smodatamente positiva, ma neanche oltremodo oscurantista e corredata solo di pessimismo più o meno cosmico.

Giancarlo Amitrano
responsabile ufficio acquisti ortofrutta
catena Cedigros

(Rubrica num. 43)