In Spagna, la superficie coltivata di aglio si riduce del 15%, passando da 24.876 ettari nel 2023 a 20.926 ettari quest'anno. Le principali regioni spagnole produttrici di aglio, come Castilla-La Mancha, riducono le superfici coltivate rispettivamente del 14% e del 23%. Castilla-La Mancha avrà 15.535 ettari, Andalucía 2.410 ettari e Castilla y León 1.944 ettari. Nel frattempo, in Francia e Italia, le superfici coltivate rimangono stabili: circa 4.400 ettari in Francia e 3.400 ettari in Italia.
Le superfici coltivate ad aglio in Spagna nel 2023. Le attese per il 2024 sono di una forte riduzione in tutte le principali regioni. Sotto, la dinamica del mercato e delle scorte risalenti al 2023.
Il gruppo composto da rappresentanti dell'industria dell'aglio di Italia, Francia e Spagna e che ormai conta una storia ventennale si è riunito presso la splendida cornice della Camera di commercio di Rovigo (foto a lato) non solo per per esaminare le previsioni per la campagna di quest'anno, ma anche per discutere e approvare una proposta volta a migliorare la disponibilità di fitofarmaci.
La proposta, presentata dall'Associazione Nazionale dei Produttori e Commercianti di Aglio (ANPCA) e da FEPEX, prevede che le autorizzazioni per i prodotti fitosanitari siano gestite a livello zonale anziché nazionale, al fine di aumentarne la disponibilità. Questo significa che se un prodotto viene autorizzato in uno dei paesi della zona sud (ad esempio, Spagna), sarà automaticamente autorizzato in tutti gli altri paesi della stessa zona.
Attualmente, il regolamento 1107/2009 relativo alla commercializzazione di prodotti fitosanitari stabilisce tre zone di autorizzazione: zona A per i paesi del nord, zona B per i paesi del centro e zona C per i paesi del sud. I rappresentanti di Francia e Italia hanno accolto positivamente la proposta, che sarà quindi presentata al Comitato Misto per l'approvazione e per essere trasmessa alle autorità competenti.
Tra i relatori sono intervenuti: Massimo Tovo (Presidente del Consorzio di Tutela dell'Aglio Bianco Polesano DOP, Julio Bacete (Cooperativas Agroalimentarias de Espana), Miguel del Pino (Mesa Nacionat del Ajo), Andrés Garcìa e Maria Moreno (ANPCA) Christiane Pieters (Aniail), Lucio Duoccio (consigliere Fruitimprese), Emanuele Coletti (produttore Aglio di Voghiera Dop), Federica Girotto (Cervati), Mario Schiano Lo Moriello (ISMEA), Matteo Suriani (Confindustria).
Una panoramica sulla situazione in Francia. Sotto: l'uditorio durante i lavori.
Lo scenario con il quale la filiera dell'aglio deve fare i conti è quello delle politiche europee di più alto livello che interessano tutto il mondo agricolo e che stanno sollevando preoccupazioni se non aperte ostilità, in particolare sui capitoli della riduzione degli agrofarmaci e della transizione ecologica. Le imprese lamentano un aggravio dei costi e si sentono disconosciute nel loro ruolo di guardiani dell'ambiente. Addirittura - è il caso della Francia - l'allarme è quello legato al rischio che la produzione di aglio possa sparire completamente nei prossimi anni.
Per quanto riguarda l'Italia, i dati ISMEA hanno mostrato la forte dipendenza del mercato nazionale dalle importazioni dall'estero, che pesano per un 52% del fabbisogno totale (vedi slide qui sopra), mentre Massimo Tovo ha sottolineato il fatto che si confezioni poco aglio a marchio.
Nel sottolineare che servirebbero corpi intermedi per dialogare con i ministeri in questa fase di grandi trasformazioni, Confindustria ha sottolineato come si debba aumentare di parecchio la produzione italiana di aglio.
Andamento delle superfici di Aglio Bianco Polesano DOP dal 2011 al 2024. In arancione gli ettari, in blu il discostamento rispetto all'anno precedente. Sotto, i volumi di aglio confezionato nello stesso periodo, espressi in tonnellate.
In attesa di capire meglio quale sarà il futuro del settore, il Comitato misto ha mostrato ancora una volta quanto sia importante il confronto tra i principali Paesi produttori, nello spirito di condivisione di comuni problematiche e proposte di valore.