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Studio Ismea su rischio export agroalimentare nei mercati asiatici

Crisi Mar Rosso: per l'Italia la posta in gioco vale oltre 6 miliardi di euro

Oltre 6 miliardi di euro, pari al 10% circa dell'export agroalimentare italiano. A tanto ammonta il valore delle esportazioni dell'Italia verso i mercati asiatici che in dieci anni ha messo a segno una crescita del 128%, in base ai dati riportati nell'Instant Report Ismea "Gli scambi agroalimentari italiani con l'Asia e la crisi del canale di Suez".

I mercati asiatici rappresentano uno sbocco commerciale di grande rilievo per l'Italia e la recente evoluzione della crisi in Medio Oriente, con le problematiche relative all'attraversamento del canale di Suez, destano comprensibilmente molta preoccupazione tra gli operatori dell'agroalimentare italiano. Maggiore attenzione è rivolta soprattutto al commercio internazionale dei prodotti nazionali tradizionalmente export oriented, e soprattutto dei prodotti freschi, come la frutta, altamente deperibili e quindi soggetti a rapido scadimento qualitativo, rendendoli particolarmente vulnerabili all'allungamento dei tempi di percorrenza delle tratte commerciali alternative.

In questo contesto, emerge un rischio di perdita di competitività delle produzioni nazionali sia sui mercati asiatici per l'atteso incremento dei prezzi di vendita connesso ai maggiori costi del trasporto, sia sul mercato comunitario per la necessità di riallocare almeno in parte i prodotti normalmente destinati all'Asia, con possibile riduzione dei prezzi.

Posizionamento dei principali Paesi Ue sui mercati asiatici (mln euro)

Inoltre, tale crisi geopolitica si innesta in scenari già problematici per il commercio internazionale di alcuni prodotti agroalimentari. Ad esempio, nel caso delle mele, si osserva da alcuni mesi una riduzione consistente delle importazioni dell'Egitto (terzo importatore mondiale con una quota del 5%) a causa della svalutazione della moneta locale; per l'Italia, infatti, la riduzione dei volumi esportati verso questo Paese è stata del 70% nei primi 10 mesi del 2023. Inoltre, è da considerare che la Polonia, primo fornitore di mele dell'Egitto, dovendo rinunciare a questo importante mercato di sbocco, tenderà ad indirizzare gran parte del prodotto che non riesce a spedire in Egitto e nei Paesi asiatici sui mercati di riferimento dell'Italia, soprattutto in Germania.

Prodotti e destinazioni
Vino (446 milioni di euro nel 2022) e pasta (332 milioni di euro) sono i principali prodotti esportati dall'Italia in Asia. Segue il pomodoro trasformato, che si attesta a 230 milioni di euro (9,4%), con un valore generato in gran parte dall'export di polpe e pelati di pomodoro. Per ciò che riguarda la frutta, i prodotti italiani maggiormente richiesti dall'Asia sono le mele (181 milioni di euro nel 2022 pari al 21% dell'export complessivo) e i kiwi (60 milioni di euro nel 2022 pari al 12% del totale).

Nel dettaglio dei Paesi asiatici di destinazione per i principali prodotti esportati dall'Italia, il primo posto spetta al Giappone in tutti i casi, ad eccezione delle mele, indirizzate in larga misura verso l'Arabia Saudita (per 69 milioni di euro nel 2022 pari al 38,2% del totale export verso Asia) e dei kiwi, per i quali è la Cina a posizionarsi al primo posto tra gli acquirenti (con 22 milioni di euro nel 2022 pari al 36,9% del totale).

Per la maggior parte dei prodotti evidenziati, come pasta, pelati e polpe di pomodoro, mele e kiwi, l'Italia si colloca al primo posto in ambito Ue come fornitore dei Paesi asiatici. E' in quinta posizione tra i principali Paesi esportatori di prodotti agricoli e alimentari verso l'Asia, dopo Paesi Bassi, Francia, Spagna e Germania.

Per maggiori informazioni: www.ismeamercati.it