Gli obiettivi delineati dall'Unione europea nel Green Deal, verso la transizione ecologica e il raggiungimento della neutralità climatica al 2050, richiedono sforzi e impegni che passano dalle imprese agricole e alimentari e riguardano, parallelamente, il tema della decarbonizzazione, attraverso uno sviluppo delle energie rinnovabili. Ecco perché ormai non si può più parlare di transizione ecologica, senza considerare anche quella energetica, così come non è possibile sottovalutare il ruolo strategico dell’innovazione per sostenere questa transizione.
"E' una transizione complicata - ha dichiarato Paolo De Castro, presidente del Comitato scientifico di Nomisma, durante il convegno "La transizione ecologica-energetica nel settore agroalimentare: strumenti, best practices, politiche a supporto" - Lo vediamo dalle manifestazioni che stanno coinvolgendo un po' tutta l'Europa. Nessuno vuole mettere in discussione la necessità di una transizione ecologica, ma la sensazione degli ultimi anni e mesi è che questo passaggio epocale sia fatto senza il mondo agricolo/agroalimentare. In alcuni momenti, si è avuta la netta percezione che la Commissione europea fosse 'nemica' dell'agricoltura e fosse contro, e non con, gli agricoltori. Si è diffusa la sensazione che gli agricoltori siano 'parte di un problema'. Ciò ha creato uno stato di malessere generale, aggravato da alcuni provvedimenti nazionali nelle varie nazioni europee". De Castro ha fatto riferimento, a titolo di esempio, agli aiuti per il gasolio eliminati in Germania, al piano straordinario di abbattimento del 30% negli allevamenti nei Paesi Bassi, e ai costi idrici triplicati in Francia.
Paolo De Castro
"Parlando di transizione ecologica ed energetica, bisogna offrire alternative concrete al mondo agricolo. Se, ad esempio, si vogliono ridurre i fitofarmaci - cosa che tutti vogliono fare - queste alternative sono necessarie e si chiamano meccanica di precisione e Tea (tecnologie di evoluzione assistita, sul quale regolamento si voterà prossima settimana a Strasburgo), per citarne alcune. Gli obiettivi di sostenibilità che pone il Green Deal, per quanto condivisibili, sono decisamente ambiziosi e non possono essere lasciati solo in capo agli agricoltori, senza prevedere strumenti e interventi specifici a supporto. Ecco perché abbiamo chiesto, e ottenuto, che l'Europa destinasse una quota importante dei fondi del Next Generation EU agli investimenti in innovazione e per la transizione energetica nelle aziende agricole".
Il presidente della Commissione Agricoltura del Senato, Luca De Carlo, ha dichiarato: "Le aziende agricole sono protagoniste indiscusse del processo. Nessuna transizione è possibile senza il contributo essenziale del settore primario che tuttavia è 'stretto' tra svolta green e aumento dei costi delle materie prime. È per questo che è indispensabile sostenere ogni investimento utile a innovare i processi produttivi e a generare energia rinnovabile".
Indagine Nomisma
Attraverso un'indagine originale sulle imprese agricole e alimentari italiane, Nomisma ha messo in luce come l'Italia sia in ritardo, ma è elevata la sensibilità verso gli investimenti per la transizione eco-energetica. "Il gap da colmare per raggiungere l'obiettivo del 42,5% di quota di energia rinnovabile entro il 2030 è ancora ampio, dato che in Italia al momento siamo al 19%, contro una media del 23% a livello Ue e lontanissimi dall’eccellenza svedese, che guida il ranking continentale con il 66%". Eppure, risulta elevata la consapevolezza da parte delle imprese italiane sul fatto che la produzione di energia rinnovabile rappresenti una delle leve principali per raggiungere la sostenibilità, che nell'indagine Nomisma emerge tra le prime risposte degli intervistati, seconda solo alla tutela della biodiversità. Non stupisce quindi se, nel corso degli ultimi anni, il 71% delle imprese agroalimentari ha già effettuato investimenti per la transizione eco-energetica e se un altro 13% è in procinto di farli, primariamente con l’obiettivo di ridurre i consumi energetici (oltre una su due), che tanto pesantemente negli ultimi anni hanno inciso nell’attività aziendale, o trarre beneficio dalle energie alternative.
Restando sul tema dell’innovazione, la digitalizzazione a supporto della produzione agricola è già una realtà e l’integrazione con macchine agricole e strumenti rendono l’attività produttiva più sostenibile: il 32% delle aziende agricole intervistate ha dichiarato infatti di utilizzare macchine con guida assistita o semi-automatica con GPS integrato, un 25% di avere centraline meteo aziendali e, nel 19% dei casi, sistemi per il supporto alle decisioni per la difesa fitosanitaria, a dimostrazione di come gli investimenti negli strumenti tecnologici e digitali siano ritenuti fondamentali per rendere la propria impresa non solo più performante, ma anche più sostenibile. Si tratta per altro di strumenti che, contestualmente al contributo per la sostenibilità, sono in grado di migliorare la produttività e la resa (lo pensa 4 aziende su 10), ma anche la qualità dei prodotti. Dall'altro lato, però, non mancano i punti di attenzione: il 24% delle imprese ritiene, infatti, che per un’adozione più ampia di tali innovazioni digitali servano competenze specifiche e più formazione, così come i costi di acquisto siano ancora troppo elevati.
In questo contesto particolarmente sfidante, la possibilità di usufruire di incentivi per l’adozione delle innovazioni digitali rappresenta la miglior soluzione per 1 impresa su 2, seguita dalla semplificazione della burocrazia collegata (per il 27% degli intervistati) mentre al terzo posto si colloca la collaborazione all’interno della filiera mediante gli accordi di filiera. In particolare, quello degli accordi di filiera rappresenta uno strumento che può accelerare la transizione eco-energetica perché permettono una programmazione della produzione e, quindi, il ritorno degli investimenti, ma anche grazie alla condivisione di buone pratiche agricole tra le aziende che partecipano all’accordo, così come l’accesso a progetti innovativi.