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Melanzana, l'attenzione è alta sui residui

Al di là delle riduzioni imposte dall'UE nell'utilizzo dei fitofarmaci, in Sicilia resta la necessità di riqualificare alcune produzioni orticole in particolare. Tra queste, emerge senza dubbio la melanzana, prodotto che merita di essere valorizzato ma che ancora presenta delle criticità.

Negli ultimi anni, abbiamo assistito a un progressivo aumento delle difformità sui campioni effettuati in sede di analisi di laboratorio e le sanzioni in tal caso non sono propriamente tenere. Le multe possono andare da 1000 euro per la errata conservazione di agrofarmaci, all'arresto fino a un anno per l'uso improprio di prodotti fitosanitari che arrecano danni alle salute umana.

Perché tanta difformità? La risposta sta nella pressione delle malattie che insorgono sul frutto: muffa grigia, oidio, peronospora, nematodi galligeni, tignola del pomodoro e altre. I fitofarmaci indicati nel disciplinare "Difesa integrata" della Regione Sicilia per contrastarle si somministrano secondo tempi e modalità stabilite. Ma vengono sempre rispettati? Per non parlare dell'ormonatura!

Le melanzane, a volte, presentano livelli di residui fuori norma e ciò comporta che una buona fetta dei carichi ritornano indietro perché respinti dalla GDO. A quel punto, che fine fa il prodotto?

Quel che è certo è che le insegne più esigenti della GDO effettuano check-up sulla documentazione delle aziende con annuali di gestione della produzione, certificati di analisi dalla raccolta al confezionamento; praticano controlli sull'intero ciclo produttivo con oltre 10000 verifiche in campo, oltre alle analisi nei centri di distribuzione. Ed è proprio grazie a tutti questi controlli che viene tenuta sotto osservazione perenne anche la melanzana di produzione siciliana.

La produzione italiana interessa 2700 ettari, di cui un terzo circa si concentra in Sicilia, con un dato in export di 4000 ton, mentre se ne importano 26000 ton. Una sproporzione enorme, specialmente se consideriamo che la Spagna ne esporta, disponendo quasi la stessa superficie o poco più, ben 170.000 circa. Troviamo perfino i Paesi Bassi (64000 ton), seguiti da Belgio e Francia come esportatori di melanzane, che figurano in classifica prima dell'Italia. Paese che, per importazioni, è a sua volta superato solo da Germania e Francia. Bisogna dunque interrogarsi su come migliorare le produzioni italiane per invertire questa tendenza e diventare player sui mercati europei.

Una soluzione potrebbe venire da alcune varietà che non richiedono ormonature, ovvero che sono prodotte con insetti utili. Sarebbe una valida risposta alle nuove sfide del mercato, già fin troppo influenzato dal lievitare di costi di produzione e manodopera, peraltro sempre più introvabile. Tutela ambientale, etica e salubrità, inoltre, sono elementi decisivi in fase di acquisto e devono risultare chiaramente in etichetta.