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A colloquio con un responsabile acquisti ortofrutta

Nuovo regolamento packaging: impatti gravi anche sulla Gdo

Togliere la plastica in ortofrutta? Le conseguenze sarebbero disastrose. La proposta del nuovo regolamento UE sta facendo discutere. Il voto in Commissione Ambiente a Bruxelles è stato piuttosto incerto, ma c'è ancora margine per modificare il regolamento in sede di sessione plenaria del Parlamento Europeo, il 20 novembre prossimo. Abbiamo chiesto a Giancarlo Amitrano, responsabile ufficio acquisti ortofrutta della catena Cedigros, un parere.

FreshPlaza (FP): Se la legge fosse approvata oggi, domani mattina quante referenze di ortofrutta non potrebbe più vendere fra quelle che ci sono sui vostri banchi?
Giancarlo Amitrano (GA): Fatto 100 per un paniere di prodotti confezionati e con grammatura sotto 1 kg di peso, e prevedendo in questo paniere anche la IV gamma, direi che la percentuale fuori legge sarebbe intorno al 80%, almeno.

FP: Come responsabile acquisti ortofrutta di un importante gruppo della GDO, lei come vede l'idea di eliminare gli imballaggi di plastica per l'ortofrutta sotto al kg di peso confezionato?
GA: Se parliamo di una decisione tout court non declinabile per tipologia di prodotto, lavorazione, shelf life, esposizione a banco, esprimo un parere assolutamente negativo.

FP: Carta, plastica, packaging compostabile: voi avete preferenze quando fate acquisti dai fornitori?
GA: Le preferenze ci sono e nascono personalmente da due convinzioni principali: sì alla plastica purché riciclata; sì alla carta-cartoncino per le linee premium al fine di comunicare l'eccellenza di prodotto sia in termini di visibilità che di racconto scritto.

FP: In generale, come vive questa questione che sta andando avanti da oltre un anno?
GA: Il mio pensiero personale è che molto spesso in politica le motivazioni di fondo, nonché i target prefissati, sono generalmente corretti, ma in fase di applicazione sui singoli settori troppe volte prevalgono demagogia e populismo. Nello specifico, credo che il mondo dell'ortofrutta sia l'ultimo dei segmenti bisognosi di una regolamentazione restrittiva genericamente applicata, e le voci contrarie sollevatesi dai settori più professionalmente legati al comparto sono testimonianza del fatto che determinate decisioni dovrebbero essere affrontate da esperti del settore su input, e solo input, della governance. Va bene tracciare le linee guida, ma la strada dovrebbe essere scelta dagli attori che la percorrono.

FP: Dalla sua esperienza, come si è evoluto il packaging ortofrutticolo (e le relative abitudini dei consumatori) negli ultimi 10-20 anni?
GA: Le linee di confezionato sono indiscutibilmente cresciute per assecondare i nuovi bisogni di consumo (basti pensare alle monoporzioni), diversificare le proposte declinandole per fascia di prezzo (generico convenzionale sfuso, primo prezzo confezionato, premium confezionato), non da ultimo sopperire alla mancanza di presidio in vendita.

FP: Se lei avesse potere decisionale, come farebbe convivere l'idea di un maggiore rispetto ambientale e le esigenze dei produttori e consumatori?
GA: Occorre raccontare al cliente quanto si è fatto e si sta facendo in tema di sostenibilità molto di più di quanto si faccia oggi, così da evitare che determinate decisioni, o proposte di decisione, risultino più sovversive dell'ordine costituito di quanto in realtà sono. Quanti sanno che gran parte delle buste di IV gamma deriva da plastica riciclata e che molte vaschette di ortaggi (il tipico pomodorino da 500 grammi) sono da tempo ormai in PET? Ecco, solo questo basterebbe a smontare i delatori su un segmento, quello dell'ortofrutta, che forse più di tutti gli altri settori può vantare una filiera sostenibile ed ecocompatibile.

FP: E i tempi stanno cambiando…
GA: In ultima battuta, ripeto quanto a suo tempo già detto in tema di pack proprio su FreshPlaza: i tempi sono tecnologicamente maturi per dare vita a un'industria di imballaggi alimentari costruita su materiali di derivazione esclusivamente naturale (vedasi le resine lignee ad esempio o cellulosa) e con riscontri qualitativi ormai assolutamente comparabili alla plastica (in particolare mi riferisco al grado di trasparenza). Occorre solo una presa di coscienza di quanto la scienza ci mette a disposizione e la volontà di dedicare risorse finanziarie in questo senso. Il cambio epocale è pronto, occorre renderlo operativo.