Il prossimo ciclo di esportazioni di pomodori egiziani partirà a breve, all'inizio di dicembre. Abdelkader Habony, esportatore di un'ampia gamma di ortofrutticoli egiziani, spera di raggiungere il maggior numero di mercati europei.
Abdelkader afferma: "L'Egitto è tra i primi 5 Paesi produttori di pomodori al mondo, con volumi che superano i 6 milioni di tonnellate e oltre 200 varietà locali e internazionali. Godiamo di un clima che ci permette di produrre tutto l'anno, a rotazione tra le varie regioni. Quest'anno non fa eccezione, con condizioni climatiche molto favorevoli e l'assenza di problemi fitosanitari o di virus".
I pomodori egiziani vengono esportati nei Paesi del Golfo, in Nord Africa e, in misura minore, in Europa. Il Marocco, tuttavia, è in testa alle esportazioni verso l'Europa, nonostante la produzione sia 6 volte inferiore. Habony afferma: "Il Marocco ha il vantaggio della vicinanza geografica alla Spagna, che rende i costi di trasporto molto più bassi, come se gli esportatori marocchini consegnassero al mercato locale. I nostri costi di trasporto sono 3 volte superiori. Col tempo gli importatori europei si sono abituati ad acquistare pomodori marocchini. Va anche ricordato che grandi volumi di produzione egiziana sono destinati al mercato locale, ma questo è un motivo secondario".
L'esportatore spera in una svolta, viste le difficoltà incontrate dai produttori di Spagna, Francia e Marocco. "Il calo della produzione di pomodori in Europa - afferma - andrà a vantaggio innanzitutto del Marocco, ma anche dell'Egitto. Abbiamo visto che negli ultimi due anni gli importatori europei si sono rivolti all'Egitto per molti prodotti freschi, e arriverà il momento per il Paese di esportare i suoi pomodori in Europa. La qualità dei prodotti e degli imballaggi egiziani non ha più bisogno di essere dimostrata".
Secondo Habony, "lo svantaggio dei costi di trasporto diventerà irrilevante se i deficit di volume in Europa continueranno ad aumentare. I coltivatori egiziani saranno più competitivi su altre parti del costo, dal momento che produciamo in campo aperto, senza bisogno di serre, con costi di produzione generalmente più bassi e, soprattutto, senza perdite finanziarie dovute a problemi legati ai virus".
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