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La preoccupazione di Aspal Lazio

"Attenzione al kiwi spacciato per italiano"

Ci si sta avviando alla raccolta del kiwi a polpa verde, e dal direttivo Aspal Lazio arriva un messaggio chiaro, affinché non si consentano le solite speculazioni che danneggiano inevitabilmente il settore e i coltivatori.

"L'annata in corso - sottolinea il presidente Stefano Giammatteo - è veramente povera in termini di rese produttive, a causa delle climatiche e della moria (kiwifruit vine decline o kiwifruit root rot nella terminologia anglosassone)".

Dal 2016 si sono persi circa 4.000 ettari di kiwi a livello regionale, a fronte dei 10.000 ettari coltivati e presenti fino al 2016, con conseguente perdite di reddito per svariati centinaia di milioni di euro.

"Tuttavia il kiwi di nostra produzione è qualitativamente molto valido, e non vogliamo subire le solite speculazioni da parte di chi, per il proprio profitto personale, importa grandi quantità di prodotto da altri Paesi esteri, che hanno dei costi di produzione molto più bassi dei nostri e regole molto meno severe delle nostre, spacciandolo per kiwi italiano".

"Sarebbe ora che chi di dovere cominciasse a ordinare controlli quotidiani per evitare importazioni selvagge di kiwi non italiano, affinché non venga poi spacciato per tale. Perché i controlli vengono fatti solo nelle nostre aziende agricole? A volte veniamo trattati come se fossimo sfruttatori e banditi, quando invece siamo proprio noi agricoltori a subire spesso le solite speculazioni all'interno della filiera agroalimentare, dove spesso nessuno rispetta il costo di produzione in campagna", conclude Giammatteo.