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Alcuni isolati del virus, presenti in natura, prevengono le superinfezioni

Tristeza degli agrumi, buone notizie dalla ricerca

L'avvento del virus della Tristeza, introdotto nel Mediterraneo da Paesi asiatici e trasportato con piante e materiale di propagazione in tutti i continenti ha causato danni enormi e, pertanto, reso necessario approntare strumenti di difesa diversi, compatibili con i ceppi, le condizioni pedoclimatiche e gli afidi vettori presenti.

Immagini sopra: L’inoculazione dell’isolato antiCTV ottenuto dal progetto SIRPA (M39) non causa alcun sintomo in semenzali da arancio amaro sperimentalmente inoculati e li protegge dall’infezione con un isolato aggressivo prevalente in Sicilia (SG29). L’Inoculazione di SG29 in semenzali non protetti causa un marcato giallume, accorciamento degli internodi e foglie piccole e danneggiamento dell’apparato radicale.

Lentamente, assimilati e condivisi da quasi tutti i Paesi produttori, sono stati sviluppati metodi diagnostici adeguati, programmi di certificazione del materiale di propagazione e di sorveglianza fitosanitaria territoriale. Sono stati inoltre introdotti portainnesti tolleranti o resistenti al virus, alternativi all'arancio amaro che, al finire degli anni 1860, era stato considerato salvatore dell'agrumicoltura per la resistenza alla Phytophthora.

Nell'area del Mediterraneo, in presenza di ceppi che provocano deperimento vegetativo, perdita di produzione e morte delle piante innestate su arancio amaro, il contenimento della malattia è stato fronteggiato con l'uso di portainnesti tolleranti. Questi sono stati scelti in base alla compatibilità con le condizioni pedoclimatiche e con le acque di irrigazione dei luoghi, oltre che con la cultivar da innestare. Ma alcuni portainnesti mostrano limiti bio-agronomici, un tempo superati dall'arancio amaro.

Sopra: semenzali di arancio amaro inoculati con un isolato antiCTV e sfidati con un isolato aggressivo da oltre due anni non mostrano alcun sintomo mentre quelli non protetti e inoculati con il ceppo aggressivo prevalente in Sicilia, sono morti 12 mesi dopo (segnati con la croce

I Paesi in cui sono presenti ceppi del virus che provocano deperimento e scadimento della produzione, indipendentemente dal portainnesto, hanno affrontato la situazione con metodi di protezione incrociata (CP): una sorta di vaccinazione delle piante in vivaio, per renderle tolleranti ai diversi isolati del virus. Messa in atto in Brasile già dagli anni 1960, la protezione incrociata è oggi regolamentata e diffusa da decenni anche in Sudafrica e Australia, ed è allo studio in altri Paesi.

I tentativi finora applicati verso ceppi del virus che causano deperimento rapido delle piante innestate su arancio, come avviene nel Mediterraneo, sono stati pochi e senza successo. Ma in Sicilia la ricerca è stata vigile e attiva. L'Università degli Studi di Catania, il CREA, il Parco Scientifico e Tecnologico hanno nel tempo maturato un insieme di conoscenze e di esperienze strategiche, che hanno creato le premesse per valutare le possibilità di proteggere l'arancio amaro dalle infezioni del virus. Una sorta di "vaccinazione" per renderne possibile il suo impiego in territori che presentano condizioni di calcare, salinità, umidità, non perfettamente adeguato ad altri portainnesti; anche in considerazione della buona tolleranza ad alcuni patogeni e parassiti tellurici.

Lo strumento è stato il bando PO FESR Sicilia 2014-2020 misura 1.1.5, l'intuizione è stata della Agrobiotech, società cooperativa di imprenditori/ricercatori fondata da dottori di ricerca maturati nell'Università degli Studi Catania. Agrobiotech opera da quasi un decennio nel settore della ricerca applicata all'agricoltura e all'ambiente ed è specializzata in aspetti che riguardano la difesa sostenibile delle colture mediterranee e tropicali. Nella qualità di capofila del progetto SIRPA, "Biotecnologie sostenibili per il contenimento della Tristeza e del mal secco degli agrumi", Agrobiotech ha affrontato il problema tristeza in collaborazione con il CREA, mentre con l'Università ha affrontato il tema mal secco.

Sfruttando le nuove tecnologie di sequenziamento ad alta processività (HTS) i ricercatori hanno selezionato in aree diverse della Sicilia, piante con infezioni naturali di isolati blandi del virus, hanno caratterizzato alcuni ceppi del virus che non provocano alcun sintomo di tristezza sul portinnesto arancio amaro (no-SY), utilizzandoli in prove di protezione incrociata contro gli isolati aggressivi del virus prevalenti in Italia e nell'area del Mediterraneo.

Con risultati sorprendenti, ormai collaudati da quasi dieci anni di analisi ed osservazioni. pubblicati sulla rivista Viruses (Il testo è disponibile all'indirizzo https://www.mdpi.com/2504020). Sei isolati no-SY posseggono una correlazione genomica con quelli aggressivi e forniscono una protezione efficace contro quelli aggressivi SY. Le differenze tra i sei isolati CP e i tre aggressivi sono limitate a poche variazioni nucleotidiche di tre geni CTV (p23, p33 e Orf1a). I complessi meccanismi che esse generano bloccano già sul nascere la 'superinfezionè di isolati omologhi che presentano stretta correlazione genetica con gli isolati protettivi, usati come vaccini.

I risultati del progetto SIRPA, scaturiti da dieci anni di indagini suggeriscono che la CP potrebbe diventare una strategia efficace per bloccare le infezioni da CTV in piante innestate su arancio amaro, da valutare per un possibile impiego come avviene per altri ceppi in altri Paesi.

Nella foto sopra: Giuseppe Scuderi, Marina Bazzano e Marcella Russo, fondatori di Agrobiotech. Gli autori della pubblicazione, inoltre, sono Grazia Licciardello (CREA), Moshe Bar Joseph e Antonino Catara.