Le elevate temperature causate dal fenomeno atmosferico El Niño stanno soffocando l'offerta di mirtilli peruviani. Queste temperature anormalmente elevate negli areali del Perù hanno ritardato la produzione di 5-6 settimane, causando un'enorme carenza di offerta.
Alfredo Lira Chirif, direttore generale dell'Agrícola Cerro Prieto, ha dichiarato: "Il calo dei volumi per la stagione 2023/24 sarà nettamente maggiore del 10 o 15% previsto da Proarándanos. La flessione sarà, infatti, di circa il 30 o 35% in volume, a seconda di come si svilupperà fino a dicembre. Credo che alcune aziende estenderanno la campagna fino a gennaio, febbraio e marzo, approfittando dell'ultimo periodo freddo che rimane. "In questo modo cercheranno di entrare nella finestra cilena, che termina ad aprile".
Dato che il Perù si è affermato come fornitore predominante degli Stati Uniti, il significativo calo della produzione di quest'anno ha importanti ripercussioni. Si prevede che gli Stati Uniti siano rimasti senza una vera offerta almeno fino alla 41ma settimana. In seguito si prevede che la catena di fornitura migliorerà gradualmente. La produzione di mirtilli nel Pacifico nordoccidentale e nel Michigan si è già conclusa, mentre le importazioni dal Sud America rimangono sporadiche e imprevedibili.
Per quanto riguarda il packaging, nel corso degli anni l'industria si è evoluta verso confezioni di dimensioni maggiori: le confezioni da 500 grammi sono diventati lo standard rispetto a 10-15 anni fa, quando lo erano le confezioni da 125 grammi. Il calo di offerta si evidenzia anche in termini di confezioni disponibili.
Fonte: blueberriesconsulting.com