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Raccolta di datteri e altre colture di Israele ferma per mancanza di lavoratori

I primi giorni di guerra in Israele, con gli attacchi del gruppo di Hamas nella Striscia di Gaza, hanno portato a una situazione in rapido sviluppo che costringe l’industria ortofrutticola nel sud di Israele a fermare la maggior parte delle attività, mentre il resto del Paese continua con cautela, considerato che la situazione cambia di ora in ora.

Il settore israeliano dei prodotti ortofrutticoli, per molti versi le fondamenta della società, attraverso il sistema dei Kibbutz, è ulteriormente scioccato dalla notizia di quello che viene descritto come un bagno di sangue. I corpi di 100 persone uccise dai terroristi sono stati ritrovati nel Kibbutz Be’eri vicino a Ofakim, a pochi chilometri dal confine di Gaza. Il Kibbutz è stato invaso e attaccato dai terroristi di Hamas in un assedio durato 17 ore prima che le Forze di difesa israeliane (IDF) liberassero le persone e riprendessero il controllo del Kibbutz.

L’industria dei datteri israeliani, che include i Medjool per cui il Paese è famoso, era in piena fase di raccolta, ma è stata costretta a fermarsi a causa della mancanza di lavoratori. Tutti i confini sono ancora chiusi e nessun lavoratore proveniente dalla Cisgiordania può entrare in Israele. Gal Twig, dell’Israel Date Board dice: "Siamo nel bel mezzo del periodo di raccolta. C’è carenza di manodopera perché la maggior parte della popolazione è araba. Nella maggior parte della Valle del Giordano, è stato chiesto di non uscire di casa. Nessuno raccoglie e seleziona. Speriamo che nei prossimi due giorni riusciremo ad avere anche la metà o un quarto della manodopera necessaria per riprendere l’attività di raccolta dei datteri".

Tal Dagul, dell’azienda di coltivazione ed esportazione di datteri Agrifood riferisce: "Israele sta affrontando una situazione molto difficile nel sud del Paese, con quasi 1.000 morti e migliaia ferite e prese in ostaggio. La guerra, iniziata da Hamas, sembra destinata a continuare per il momento", portando a una riduzione dell'attività in tutti i settori. Anche il settore dei datteri è colpito: le aziende di confezionamento operano con capacità ridotta e alcune sono proprio ferme. Coltivatori, centri di confezionamento ed esportatori stanno cercando di adattarsi alla situazione e riprendere l'attività produttiva finché sarà possibile, in termini di attività portuale. Agrifood farà del suo meglio per fornire ai propri clienti e partner i prodotti che sono già in attesa di essere selezionati negli impianti di confezionamento. Come in passato, Israele e quindi anche la Agrifood, supereranno questa sfida e continueranno ad essere più forti e determinati".

Le aree agricole e le città del sud sono state evacuate, mentre le aree a nord, vicino al confine con il Libano, dove inizialmente era più tranquillo, sono state evacuate per l'alto rischio di attacchi. Anche l’IDF ha iniziato a piazzare truppe e carri armati in quest’area.

Secondo Omer Kemp, con sede in Israele, della Europe Retail Packing B.V. si teme che la guerra possa estendersi coinvolgendo i Paesi vicini, spesso ostili. Ciò avrebbe un impatto ancora pesante sulle esportazioni di prodotti ortofrutticoli da Israele. "I camion sono fermi. Il porto è stato chiuso, ci sono grandi punti interrogativi su cosa succederà in futuro. Ci sono forti probabilità che il conflitto diventi totale. Se ciò dovesse accadere, Israele non potrà esportare nulla, almeno per alcune settimane. Non sappiamo come andranno le esportazioni, ma le quantità saranno sicuramente molto ridotte".

Mentre le persone continuano a rifugiarsi nelle loro case, nelle principali città di Israele, i supermercati hanno iniziato a rimanere senza beni di prima necessità dopo che negli ultimi giorni si sono sviluppate lunghe code di persone che riempivano i carrelli di generi alimentari. Le aziende agricole nel sud di Israele sono coltivatori e fornitori di patate domestiche, oltre ad altri ortaggi, ma non possono fornire nulla a causa delle evacuazioni. Secondo quanto riferito, lo Stato di Israele sta valutando di importare le patate, mentre i supermercati riforniscono gli stock dei vari articoli. I porti chiave di Ashdod sono stati aperti e chiusi più volte e gli esportatori locali dicono che la situazione cambia continuamente.

A causa di questi eventi, anche lo Shekel israeliano si è indebolito e lunedì è sceso al minimo da otto anni. La Banca d’Israele ha risposto vendendo 30 miliardi di dollari sul mercato valutario per stabilizzare lo Shekel, mentre si intensifica la risposta bellica ad Hamas. Gli esportatori si augurano di superare i giorni peggiori, in attesa che ritorni una qualche forma di normalità e possano poter riprendere o aumentare le necessarie attività di raccolta, imballaggio ed esportazione.

Per maggiori informazioni:
Gal Twig
Israel Dates Board
+972524312978
[email protected]
www.g-twig.com

Omer Kamp
Europe Retail Packing
+31 0174 282 510
[email protected]
www.europeretailpacking.nl/nl

Tal Dagul
Agrifood
+972 50 4388866
[email protected]
www.agrifood-marketing.com

Data di pubblicazione: