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Quattro giorni tra montagne e fertili valli

Focus sul settore ortofrutticolo libanese nelle prossime settimane

Lo scorso settembre, Piet Schotel del Centro per la promozione delle importazioni dai Paesi in via di sviluppo (CBI) e Pieter Boekhout, editore di FreshPlaza (gruppo editoriale Fresh Publishers), hanno fatto un viaggio di lavoro in Moldavia e hanno visitato circa 15 aziende di produzione frutticola di questo piccolo Paese europeo, incuneato tra Ucraina e Romania (cfr. FreshPlaza del 13/09/2022).

La serie di informazioni raccolte erano finalizzate a presentare il settore moldavo in Medio Oriente e nel resto d'Europa, e ad aiutare i coltivatori e gli esportatori, dopo che l'estate scorsa la Russia ha chiuso le porte alle esportazioni moldave.

Quest’anno, il CBI, agenzia autonoma del Ministero degli affari esteri olandese, sta aiutando gli imprenditori libanesi ad accedere ai mercati nazionali, regionali e internazionali. E Piet ha nuovamente invitato Pieter a farsi un'idea della situazione, direttamente sul campo.


Le montagne del Libano con il Mar Mediterraneo sullo sfondo

Questo articolo è d'introduzione a una serie di resoconti relativi a una dozzina di aziende ortofrutticole libanesi che saranno congiuntamente rappresentate al Fruit Attraction di Madrid, all'inizio di ottobre. Qui di seguito vengono brevemente fornite alcune informazioni generali sul Paese e sul suo settore ortofrutticolo (fonti: Banca Mondiale, FAO, USDA e fonti locali durante il viaggio).


I lavoratori raccolgono i cetrioli bianchi

Piccolo, ma densamente popolato
Il Libano, sulla costa orientale del Mar Mediterraneo, confina con Israele a sud e con la Siria a nord e ad est. È un Paese piccolo, pari a un quarto della superficie dei Paesi Bassi. Nonostante conti solo cinque milioni di abitanti, è più densamente popolato dei Paesi Bassi. Quasi il 90% della popolazione vive in aree urbane e poco più della metà è musulmana e il 35% cristiana. Il 5% della popolazione appartiene alla comunità religiosa dei drusi, un ramo minoritario dell'Islam.


Il Libano ha diverse stazioni sciistiche

La Parigi del Medio Oriente
Non molto tempo fa, il Libano era una nazione ricca e la gente si riversava nell'elegante Beirut, chiamata anche "la Parigi del Medio Oriente". I tanti bellissimi edifici ancora oggi ne sono la testimonianza. Gli anni Cinquanta e Sessanta furono un periodo di grande prosperità economica. Ma nel 1975 scoppiò la guerra civile. Da allora il Paese, un miscuglio di gruppi etnico-religiosi in una regione sempre in tensione, è stato tutt’altro che un modello di stabilità politica, economica e sociale.

In particolare, l’influenza di Hezbollah e il suo rapporto ostile con il vicino Paese di Israele sono spesso fonte di episodi di violenza e di ostacolo al progresso.


Un checkpoint cui regolarmente si deve passare

Poiché la Repubblica del Libano è in bancarotta, non ci sono trasporti pubblici. A volte si vedono circolare degli autobus privati, ma anche vedere situazioni come quella nella foto sotto.

Nella Repubblica libanese si parla l'arabo. Le cariche più alte (Presidente, Primo ministro, Presidente del parlamento e Comandante in capo delle forze armate) sono distribuite tra i principali gruppi etnico-religiosi (cristiani, musulmani sunniti e musulmani sciiti). In Libano c’è una forte diversità etnica: armeni, aramei, curdi e turcomanni, tra gli altri, vivono fianco a fianco con gli arabi.

Rifugio per siriani e palestinesi
Il Paese è anche un rifugio per quasi 500mila palestinesi fuggiti dalla guerra e, da quando è scoppiata la guerra civile nella vicina Siria, per circa 1,5 milioni di siriani. Il Libano attualmente ospita il maggior numero di rifugiati pro capite al mondo. Sebbene questo massiccio afflusso stia mettendo a dura prova le infrastrutture fisiche e sociali del Paese, i rifugiati siriani contribuiscono in minima parte alla manodopera disponibile della nazione. Il sostegno finanziario dell'ONU e di altre organizzazioni per persona o famiglia è quasi pari - e talvolta superiore - al salario mensile, ad esempio, nel settore agricolo o ortofrutticolo.


Campo profughi siriano

La popolazione libanese è altamente istruita. Molti hanno una buona conoscenza del francese e/o dell'inglese. L’industria è poco sviluppata e l’agricoltura svolge un ruolo relativamente minore nel Paese, costituendo circa il 5% del PIL e l’8% della forza lavoro.

I settori principali sono il commercio, i servizi finanziari (da qui il soprannome "la Svizzera del Medio Oriente") e il turismo. Il Paese deve importare molti prodotti, con il risultato di una bilancia commerciale negativa. Il PIL pro capite è poco più di 4.000 dollari (Paesi Bassi: 55.000 dollari) e il tasso di disoccupazione ufficiale è del 12% (Paesi Bassi: 3,5%).


Campo profughi siriano

Mega inflazione
L’inflazione è in crescita dal 2019 e ha raggiunto livelli allarmanti, oltre il 250% a giugno di quest’anno. Rispetto al periodo precedente il 2019, la Sterlina libanese ha perso l’85% del suo valore rispetto al Dollaro. Fino a pochi anni fa i dipendenti pubblici guadagnavano l’equivalente di 2.000 dollari, ora solo 300 dollari. Questo crea una situazione in cui le forze di polizia sono a corto di personale, a causa della mancanza di denaro, e auto malconce e sputanti fumo riempiono le strade di Beirut.

I dipendenti pubblici devono trovarsi un secondo lavoro e dieci ore di elettricità al giorno costano quasi un mese di stipendio. La maggior parte delle persone fatica ad arrivare a fine mese mentre l’élite si crogiola nell’opulenza. Anche in campagna, degli squallidi villaggi di capanne si alternano a zone con belle case e giardini ben curati, confinanti con frutteti altrettanto ben curati.


Grande negozio di frutta lungo la strada. Spesso si tratta di banchi con un solo prodotto.

Nessuna carenza idrica
Il Libano ha la più alta percentuale di terreno agricolo pro capite nel mondo arabo. Il settore dell’orticoltura occupa una posizione forte a livello regionale, grazie al clima temperato, al suolo fertile e alle abbondanti risorse idriche. Circa il 60% di coloro che vivono fuori Beirut fa affidamento per il proprio sostentamento sull’agricoltura e sulle industrie correlate. Nonostante ciò, il settore orticolo del Paese è sottoutilizzato.


La valle della Bekaa dalle montagne del Libano: lunga 120 km e larga 12 km

Il clima costiero è mite e le temperature invernali non scendono mai sotto i 7 o 8 °C. Nel sud, ad esempio, si coltivano anche le banane, le cui varietà sono originarie delle Isole Canarie. E nell'entroterra, al di là della catena montuosa del Libano, con vette che raggiungono i 3.000 metri e che riforniscono il Paese di abbondante acqua, si trova la valle della Bekaa. Confinante con la Siria, questo altopiano molto fertile, che raggiunge i 1.000 metri, è lungo 120 km e largo 16 km. Il clima è caldo d'estate e con temperature molto rigide in inverno, con possibili gelate fino all'inizio di aprile. Ma l’aria secca riduce al minimo l’insorgenza delle malattie nella coltivazione di frutta e verdura.


La valle della Bekaa in lontananza

I lotti sono generalmente piccoli e solitamente si tramandano di generazione in generazione. Molti piccoli coltivatori sono quindi appena autosufficienti. Gli investitori del settore ortofrutticolo pagano tra i 35.000 e i 100mila euro per ettaro.


La raccolta delle patate

Raccolta ed esportazione di frutta e verdura
Il Libano ha un settore frutticolo ben sviluppato. Nel 2021 sono state raccolte 260mila tonnellate di pomacee, 83.000 ton di banane, 105mila ton di limoni e 165mila ton di arance. E ancora 25.000 ton di mandarini, 60.000 ton di uva da tavola, 120mila ton di drupacee, 33.000 ton di ciliegie e 77.000 ton di meloni. Tra le verdure spiccano: patate (660mila ton), pomodori (270mila ton), cetrioli (120mila ton), melanzane (27.000 ton), peperoni (9.000 ton), cavolo bianco (54.000 ton), lattuga (15.000 ton) e aglio (3.000 ton).


Bellissimo appezzamento di patate con sistema di irrigazione

Il Medio Oriente e l’Egitto sono le principali destinazioni d’esportazione dei prodotti orticoli libanesi, con circa l’80% delle esportazioni totali (460 milioni di dollari nel 2021). Gli Emirati Arabi Uniti, il Qatar e la Siria sono i principali acquirenti. Il Libano ha un accordo di associazione con l’Ue e l’EFTA, ma le esportazioni dei prodotti orticoli verso l’Europa sono ancora sottosviluppate (60 milioni di dollari nel 2021). Nello stesso anno, il Paese ha esportato nel resto del mondo prodotti orticoli per un valore di circa 35 milioni di dollari.


A causa della massiccia inflazione, molti libanesi hanno ritirato tutti i loro risparmi e li hanno investiti nel settore immobiliare. Ecco perché molte case non sono completate.

Divieto di importazione dall'Arabia Saudita
Nell'aprile 2021, l'Arabia Saudita, allora il principale Paese di destinazione di molti piccoli produttori ortofrutticoli libanesi, ha chiuso le porte ai prodotti agricoli del Libano. La ragione di ciò era l'insoddisfazione per la crescente influenza di Hezbollah in Libano e, secondo il governo saudita, il contrabbando di droga attraverso le spedizioni di frutta e verdura, ma forse anche per proteggere i lussureggianti raccolti.

Il Libano, quindi, guarda sempre più all’Europa. Da qui la presenza di un gruppo rappresentativo di coltivatori ed esportatori di frutta e verdura al prossimo Fruit Attraction, con il sostegno della CBI. A Madrid, il Libano farà valere i suoi punti di forza: un buon clima, un terreno fertile, manodopera a basso costo e un calendario commerciale che si adatta alla stagione europea.


Pieter Boekhout insieme ai suoi compagni di viaggio: Piet Schotel, Hania Chahal (consulente libanese) Rola Arouni (Camera di commercio libanese) e Cees van Doorn.