Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
Zona di Bagnacavallo (Ravenna)

Viaggio fra i frutteti distrutti nelle zone alluvionate: guarda il video e le foto!

Piangono lacrime amare, che raccontano di sacrifici lunghi una vita, Maria e Antonio Gordini: in poche ore, l'alluvione del 3 maggio 2023 ha portato via frutteti, allagato case e distrutto oggetti di uso quotidiano, trascinandoli via chissà a quanti chilometri di distanza. E questo è successo a centinaia di famiglie e imprenditori. Ci troviamo a Boncellino, frazione di Bagnacavallo (Ravenna). Qui l'argine del fiume Lamone ha ceduto attorno alle 8:40 del 3 maggio e una quantità enorme di acqua si è riversata nella campagna circostante, travolgendo tutto. (clicca qui per leggere l'articolo correlato).

Guarda il video!

Accompagnati dal tecnico Gilberto Ballardini, abbiamo raggiunto l'argine del Lamone. "Già alle 6:30 del mattino - racconta l'agricoltore Antonio Gordini - l'acqua tracimava, e alle 8:45 circa l'argine non ha retto e, con una forza incredibile, l'acqua si è riversata nei campi circostanti". Il primo ostacolo ad essere incontrato e travolto dai flutti è stato il meleto di proprietà di Maria Gordini (sorella di Antonio): circa 12mila metri di impianto di Golden, 10 anni di età, in piena produzione, protetto da reti antigrandine. 

Clicca qui per il fotoreportage

Hanno retto solo i pali di testata da un lato, il resto è stato trascinato via. La forza dell'acqua ha distrutto la strada sottostante l'argine: pietre, sassi e asfalto sono stati trascinati per centinaia di metri e ora giacciono come una pietraia lunare su quello che era il meleto. Il fiume Lamone è pensile (cioè il letto del fiume è più alto del pavimento delle città e delle case, NdR) e l'acqua è caduta da un'altezza di svariati metri sul piano di campagna, creando una fossa profonda oltre 4 metri. 

Quel che resta di un impianto di meli protetto da reti antigrandine

Si chiede Antonio: "Prima di tutto ringraziamo i volontari presenti da diversi giorni, Ad esempio Protezione Civile e altri corpi, che ci stanno dando una mano a liberare le strade e le case. Ma poi dobbiamo pensare anche ai nostri impianti produttivi: come potremo mai rialzarci e ricostruire tutto?".

Quasi 6 giorni di lavoro h24 per ripristinare l'argine rotto

Facendo come esempio il solo impianto di mele dei Gordini, qui è andato tutto distrutto. Sul terreno vi sono dai 10 ai 50 cm fra limo, sabbia, sassi e pietre. Poi vi sono accatastati da un lato, fermati da una recinzione e da alcuni grossi alberi, tutti i meli, le reti e i pali, in un groviglio inestricabile. "Chi potrà aiutarci a togliere tutto, e a riscostruire? E quanti anni staremo senza reddito? Se tutto andasse per il meglio, almeno 5 anni. E in questi 5 anni, come facciamo a sopravvivere?".

Antonio Gordini solleva un melo dell'impianto di un ettaro divelto dall'alluvione

Camminando per le strette strade di Boncellino, si incespica in conchiglie di fiume, pesci e, talvolta, lepri morte affogate. Ovunque c'è un cattivo odore di marcescenza. La gente si è subito rimboccata le maniche, ma uno o due metri d'acqua in casa hanno causato danni che, per sanarli, serviranno mesi dal punto di vista materiale. E forse non si saneranno mai, restando scolpiti come ricordo e paura nell'animo della gente.

"Ho nuotato in quasi due metri d'acqua per andare da un lato all'altro della casa - racconta un altro agricoltore - ma ho visto che non c'era via d'uscita. Poi, nel pomeriggio, sono arrivati a salvarci con una barca. In un'altra zona, so di interventi con l'elicottero. Sul fronte dei soccorsi, la macchina è stata davvero straordinaria". 

Invece si può fare molto di più sulla prevenzione. Premesso che 250 millimetri di pioggia caduti nel bacino idrografico del Lamone in poche ore costituiscono un evento straordinario, i produttori sono certi che senza le piante di alto fusto all'interno del fiume i danni sarebbero stati molto inferiori. Così come servirebbe limitare gli animali selvatici (istrici e nutrie) che scavano buche e gallerie, indebolendo gli argini.

Infine, tutti i lavori di consolidamento svolti in pochi giorni in emergenza dal 4 maggio al 9, potevano essere effettuati nei mesi (ed anni) precedenti, in una manutenzione ordinaria. Si sarebbe speso molto meno e gli abitanti del luogo non avrebbero subito danni di questa portata.